Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
18 | il volta alpinista |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:22|3|0]]il primo tratto da Como a Lugano[1], e poi tutto il rimanente da Zurigo in avanti, fino al ritorno in patria — ed i signori abate Francesco Venini e conte Francesco Visconti, che lo accompagnarono nel tratto da Lugano a Zurigo[2]. Il viaggio durò dal 3 settembre fino al 10 novembre, ed il Volta ebbe cura di notare, sovra apposito memoriale, gli avvenimenti principali di ciascun giorno. Scrisse poi, da questa o da quell’altra città, varie lettere ai parenti, e nel ritorno, avendo dovuto fermarsi a Torino in causa del mal tempo, che aveva guastate le vie, scrisse al conte di Firmian una lettera per scusarsi del ritardo e per ragguagliarlo, in modo sommario, del giro compiuto. «Venendo ora al mio viaggio — scriveva egli — troppo direi se dicessi tutto, anche ciò che riguarda solamente oggetti letterari. A V. E. basterà l’intendere, e mi prometto che ne avrà compiacenza, che ho fatto la conoscenza degli uomini di primo ordine in genere [3]
- ↑ A questo proposito riporto un’osservazione del già citato Zanino Volta: “Il Monti non accompagna Giovio al Volta che a Zurigo; abbaglio perfettamente scusabile perchè dipende da una espressione del Volta stesso, il quale scriveva in seguito al Firmian: “Un’altra parte del viaggio, la più lunga, cioè da Zurigo innanzi...... l’ebbi a fare in compagnia del conte Giovanni Battista Giovio„. (Vedi sua Relazione). Il fatto è che due amici, partiti insieme, si divisero a Lugano, per riunirsi in seguito, come attestano una lettera, che Alessandro dirigeva da Airolo al fratello Luigi il 6 settembre, e il giornale di viaggio, che ebbi la fortuna di rintracciare, nel quale trovo per le prime queste parole precise: 3 settembre 1777, con il conte Giovio partenza da Como. Tali manoscritti, che si conservano in famiglia, non furono veduti nè dal Monti, nè da altri biografi„.
- ↑ Nelle prime pagine della Relazione il Volta accenna a’ suoi compagni di viaggio. Del Venini dice che è “ex Somasco, stato già uno dei maestri del duca di Parma, uomo nelle matematiche molto versato, di fisica, di chimica e singolarmente di storia naturale studiosissimo e intendentissimo„. Del Visconti: “Cavaliere che ha dei lumi, amante anch’esso delle scienze naturali, voglioso estremamente di sapere, e che ha fatto diversi viaggi non senza profitto„. E del Giovio: “Signore anch’egli molto colto e molto dedito allo studio, non tanto però delle scienze naturali, quanto delle belle lettere e della grave metafisica, di cui ha dato colle stampe qualche saggio„.
Il lettore che desiderasse notizie sul Venini e sul Giovio può consultare con profitto le storie di Como di Cesare Cantù e di Maurizio Monti. — I biografi del Volta furono citati dal prof. Pietro Riccardi nella sua nota: Sulle Opere di Alessandro Volta (Atti della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Modena, tomo XVII, 1877). - ↑ viaggio che a tal fine facesse, Le sono stati assegnati cinquanta zecchini, che dal Tesoriere del Fondo per la Pubblica Istruzione, dottor Carlo de Chiusola, a cui Ella s’indirizzerà, Le saranno pagati„. — Il prof. Volta, lietissimo, risponde una settimana appresso: “La lettera di V. E. del 15 corrente mi ha ripieno di gioia e contento... Essendomi il tempo limitato per l’incombenza delle scuole, ho disposto di far ne’ due mesi di settembre e ottobre un giro nel paese degli Svizzeri e di giungere fino a Ginevra. Scorrendo tai paesi, trattenendomi dove più cose incontrinsi osservabili, avrò il campo ancora di far conoscenza e di legar commercio letterario con molti grandi e scienziati uomini e di stringermi vieppiù con quelli che già da qualche tempo m’onorano della loro corrispondenza. Ho poi già trovato un compagno, delle cose naturali assai intelligente e studioso, e forse un terzo ne si aggiungerà; onde spero ritrarre da questo piccolo viaggio non picciol frutto e così corrispondere alle mire del Governo e della Corte„. — Come si vede, quegli abborriti di austriaci appoggiavano un po’ più gli studiosi di quanto facciano ora certi ministeri di nostra conoscenza!