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20 il volta alpinista

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:24|3|0]]primo tratto del viagio, quello cioè da Como a Zurigo, e la spedì al Firmian, che s’affrettò a ringraziarlo ed a lodarlo con lettera 2 novembre, nonchè a chiedergli «il promesso compimento di questa descrizione che fa onore alla conosciuta di Lei capacità nelle scienze fìsiche e naturali». Invero il Volta chiudeva la Relazione promettendo di scriver presto anche la seconda parte[1]; ma poi, tutto inteso a studi ed a ricerche sempre nuove e crescenti, e morto nel frattempo il suo mecenate (1782), non vi pensò più.

La Relazione spedita al Firmian rimase, e si conserva tuttora, negli Archivî di Stato a Milano: è una copia ben fatta — sedici pagine e mezza di formato grande, calligrafia chiarissima — che porta la firma autografa del Volta e la data 15 ottobre 1779. La minuta invece della Relazione stessa, di tutto pugno dell’autore, trovasi coi cimelî del grande fisico, depositati presso l’Istituto Lombardo ed acquistati nel 1864 dagli eredi Volta per sottoscrizione nazionale di centomila lire[2]. È stata notata una certa diversità fra i due manoscritti, e ciò è bastato perchè l’astronomo Frisiani sollevasse il dubbio che, invece del Volta, fosse stato relatore del viaggio il Venini. Inutile il dire che tal dubbio non ha ombra di fondamento, come l’avv. Zanino Volta egregiamente dimostrò[3]; le differenze, del resto, si spiegano — a parer mio — con una supposizione molto semplice: rileggendo la copia fatta dallo scrivano, il Volta vi avrà introdotto tali correzioni, da rendere necessaria una seconda copia e la soppressione della prima.

Un’altra copia della Relazione trovavasi nella ricca biblioteca di Francesco Reina[4], e quando nel 1827 suo fratello Antonio

  1. Ecco come chiudeva la Relazione: “... A Zurigo... è dove ho cominciato a vedere de’ Gabinetti e delle Collezioni superbe, dove ho conosciuto molti letterati insigni, e molto ho imparato dal conversare con essi. Ma quel che ho scritto è già abbastanza lungo per una lettera. Mi permetta V. E. di riservare il resto per un’altra, nella quale, parlandole singolarmente delle collezioni di Storia naturale che ho visitate e degli uomini dotti che ho avuto la sorte di conoscere, e seguendo ad esporre le poche mie osservazioni sulla natura dei monti e del terreno, per cui ebbi a passare, terminerò la Relazione già da tanto tempo promessa del mio viaggio letterario„.
    Che il Volta non scrivesse la seconda parte del viaggio opinano anche i meglio informati, come lo Zardetti e Volta Zanino. Il Monti nella sua Biografia di A. Volta (Como, 1867) dice: “Ignoriamo se il Volta abbia scritto solamente questa parte della Relazione, oppure se il restante di questa sia smarrito o perduto„.
  2. A formare tale somma, cui parteciparono parecchi corpi morali e privati, contribuirono: per L. 26,000 lo Stato, per L. 20,000 la provincia di Como e per 10,000 quella di Milano, per L. 5,000 il Comune di Milano e L. 4,000 quello di Como, per lire 4,000 l’Istituto Lombardo (iniziatore della sottoscrizione), per L. 3,000 il re, ecc.
  3. Zanino Volta, opera citata, pag. 174, in nota.
  4. Francesco Reina, nato a Malgrate presso Lecco nel 1772, fu letterato e giureconsulto insigne, nonchè uomo politico di idee liberali, che scontò, prigioniero dell’Austria prima alle Bocche di Cattaro e poi a Sirmio. Appena morto il Parini, cui fu stretto da viva amicizia, ne unì e pubblicò le opere in sei volumi, facendole precedere da una bella
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