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il volta alpinista 35

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:39|3|0]]scientifico verso la metà del secolo presente da parecchi valenti fisici e naturalisti[1].

Ecco come dipinge i paraggi dove sorge l’Ospizio dei Cappuccini, attorniato da varî laghetti. «Quivi non più cascate, non più precipizî ed abissi sotto de’ piedi; non v’ha niente di terribile per la vista, fuori che il tetro aspetto desolante de’ sassi nudi, sterilissimi, fessi e marcati da tutte quelle traccie di vetustà e decrepitezza di cui ho già parlato. Non havvi colassù nè pianta, nè virgulto; e tale nudità s’estende per ben tre ore di viaggio, cominciando dopo un gran bosco di pini sopra Airolo, e non terminando che fin verso la valle d’Orsera dall’altra parte, eccetto qualche raro arbusto che cresce, ma non su nel più alto; perocchè ivi la natura vegetabile è ristretta al muschio tenace che vive anche sotto le nevi, e a poche altre erbe che nascono singolarmente sul margine di quei laghetti; e la natura animale alle camozze solinghe abitatrici de’ dirupi, alla passera delle Alpi sempre triste e gemente, e a qualche augello di passaggio, per lo più del genere delle aquile e degli avoltoi. Già i laghetti, per il più dell’anno, rimangono gelati, e non nutriscono alcuna sorta di pesce. Insomma, se al principio della salita si offrono al viaggiatore dei siti di un bell’orrido, ove la natura fa pompa di sua maestà gigantesca, se avanzando verso il centro de’ gran monti

  1. Prima del 1779 ben poca roba era stata pubblicata sui ghiacciai delle Alpi. Qualche cenno fuggevole ne avevan fatto gli scrittori che parlarono in genere della topografia elvetica (Rebman, Stumpf, Merian, Egidio Tschudi, Wagner, Cysat, Simler, Pfendler, Plantin, Sprecher, Enrico Tschudi, Guler, ecc.) e lo Scheuchzer diede un riassunto di queste vecchie notizie assieme ad altri particolari (Beschreibung der Naturgeschichten des Schweizerlandes ed Itinera Alpina). Giovanni de Muralt stampò nel 1669 (Phil. Trans. n. 49) una breve lettera diretta all’Hooke: Concerding the icy and crystallin mountains of Helvetia, called the Gletscher. Nelle stesse Philosoph. Transact., n. 100, trovasi inserita una breve descrizione dei ghiacciai di Berna. — Giovanni Hottinger fu il primo a trattare di proposito l’argomento; egli pubblicò nel 1703 una: Montium glacialium helveticorum descriptio (Acad. Nat. Cur. Dec. III.). Nei Mercures helvétiques (maggio e giugno 1743) apparve una relazione di due viaggi fatti ai ghiacciai di Faucigny in Savoia, e tale relazione fu riprodotta nell’opera del Gruner. Il prof. Altman pubblicò a Zurigo nel 1751 un saggio descrittivo, istorico e fisico, dei ghiacciai della Svizzera (Versuch einer historischen und physischen Beschreibung der helvetischen Eisbergen), parlando in modo speciale del Grindelwald ed aggiungendovi la descrizione fatta dal Cappeller del ghiacciaio dell’Aar. Nel 1753 il dottor Langhan trattò del ghiacciaio del monte Rötfli nella sua opera: Beschreibung verschiedener Merhwurdigkeiten des Siementhals.
       Ma il trattato migliore e più completo fu quello di Sismondo Gruner pubblicato in tre volumi a Berna nel 1760: Beschreibung der Eisgebirge des Schweizerlandes. Una traduzione sommaria di questo trattato fu fatta in francese dal De Keralio col titolo: Histoire naturelle des glacières de Suisse (Paris, 1770, un vol. in-4). De’ ghiacciai della Savoia parlarono, come s’è visto nella nota a pag. 29, il Bordier ed il Bourrit nelle rispettive operette edite nel 1773, e de’ ghiacciai alpini trattarono ancora, ma brevemente, il De Luc nelle Recherches sur les modifications de l’atmosphère (1772, 2 vol.) e l’Haller: Vorrede zu den Wagner’schen Prospetten (1777).
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