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il volta alpinista | 41 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:45|3|0]]logo a quel «tetto del mondo » che sorge nel centro del continente asiatico. Per di più il Gottardo, a cagione del suo valico, era il punto maggiormente frequentato, e quindi più conosciuto delle Alpi, mentre tutto il resto della catena giaceva affatto inesplorato, ad eccezione delle visite, per la scienza inutili, dei cacciatori di camosci e di marmotte, e di tutta quella gente che saliva i monti o sovr’essi rifugiavasi per iscopi tutt’altro che alpinistici. Il Volta, appoggiandosi sui dati che allora si avevano, sbagliò inoltre ritenendo l’Ospizio del San Gottardo come l’abitazione ed il passaggio più alto d’Europa, poichè misure più esatte prese in seguito assegnarono una altezza maggiore al Gran San Bernardo, che a sua volta fu sorpassato dal valico dello Stelvio, aperto intorno al 1825. Quanto poi al ritenere le Cordigliere come le più alte montagne della terra, la cosa è del pari spiegabile, se si pensa che la catena dell’Imalaia era ancora, per così dire, nel regno dei miti, mentre i picchi dell’equatore americano erano stati misurati e descritti dagli scienziati francesi Godin, Bouguer e La Condamine, inviati laggiù nel 1735, coll’incarico dell’Accademia di fare osservazioni di vario genere e sopratutto quelle che reputavansi le più atte a determinare la figura della terra[1].
Anche in fatto di geologia si potrebbero, alla luce delle conquiste moderne, fare alcuni appunti alle notizie fornite dal Volta; ma, come ho già detto, se ci riportiamo ai tempi in cui la relazione, che abbiamo sott’occhio, veniva stesa, invece di critiche dovremmo tributare non poche lodi al sagace osservatore. Il quale, [2]
- ↑ Vedi il Journal du voyage fait par ordre du Boi à l’Equateur, pubblicato dal La Condamine a Parigi nel 1751. Prima del Journal La Condamine aveva letto all’Accademia (28 aprile 1745) una Relazione sommaria del viaggio, la quale fu poi stampata a parte (Rélation abrégée d’un voyage fait dans l’intérieur de l’Amérique méridionale, ecc. Paris, Pissot, 1745; altra ediz. di Maestricht, Dotouret Roux, 1778).
- ↑ delle Alpi fosse resa ubbidienza, e come tributo a questa, e che tutte riconoscessero il Monsenese come Re loro, e questo come la principale reggia dell’alpino suo regno„. — Per molto tempo il Rocciamelone fu considerato’come la più alta vetta della Savoia, ed uno scrittore inglese, citato dal Tuckett (Alpine Journal, n. 48), così ne parlava nel 1608, narrando di un suo viaggio da Lione a Torino pel Moncenisio: “Notai fra Lasnebourg e Noualaise una montagna eccessivamente alta, molto più elevata di quante avevo visto dapprima, chiamata Roch Melow. Si pretende sia la più alta montagna di tutte le Alpi, salvo una di quelle che separano l’Italia dalla Germania. Mi fu detto che misura quattordici miglia d’altezza; essa è coperta da un vero microcosmo di nubi„. Altro esempio di fallaci criteri altimetrici è ricordato dall’Humboldt laddove narra la meraviglia de’ suoi amici di Caracas quando seppero da lui, che l’aveva salita e misurata, l’altezza precisa del Monte Silla, da quelli ritenuta altissima. Essi — scrive il grande naturalista viaggiatore — “si interessavano al racconto delle nostre fatiche, ma non erano contenti d’una misura che non dà alla Silla nemmanco l’altezza delle più alte vette dei Pirenei. Come biasimare questo amor proprio nazionale, che si rivolge ai monumenti della natura, dove i monumenti dell’arte sono nulli?