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54 il volta alpinista

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:58|3|0]] ed anche di faggi, poi attraverso bei campi e prati adacquatori: infine la strada costantemente buona ed a ghiaia trova il paese alquanto accidentato.»

Come si rileva dal frammento riportato, il Nostro, ogni qualvolta trovavasi al cospetto di montagne, ne rilevava la fisionomia e s’interessava subito di conoscerne la natura geologica. Le quali attenzioni dinotano sempre in lui, colla voluttà scientifica, la tendenza alpinistica; e difatti, appena lasciata Berna, ove conobbe l’Haller, — anche questi uno dei precursori dell’alpinismo — volle portarsi a visitare i ghiacciai di Grindelwald, accompagnato dal senatore Querini e dal dott. Festari[1]. Attraversato il lago di Thun e, tra Unterseen e Interlaken, il fiume che lo unisce

  1. Nello stesso anno in cui il Volta compieva il suo giro nella Svizzera, viaggiava da quelle parti il senatore veneziano Angelo Querini in compagnia del naturalista valdagnese Gerolamo Festari. Essi valicarono l’Alpi passando pel Moncenisio e rimpatriarono per il Brennero. Il Festari scrisse la relazione di tal viaggio: ma essa rimase inedita fino al 1835, epoca in cui Emanuele Cicogna ne fece una pubblicazione — anche essa per nozze — in 150 esemplari (Giornale del viaggio nella Svizzera fatto da Angelo Querini senatore veneziano nel 1777, descritto dal dottore Girolamo Festari di Valdagno, Venezia, tip. Picotti 1835, in fol.). Assai importante è questa relazione ed è fatta sul tipo di quella del Volta, cioè con osservazioni d’ogni genere e prevalentemente geologiche.
       Nella descrizione della gita alla cascata dello Staubbach ed ai ghiacciai di Grindelwald il Festari ricorda d’aver avuto a compagni "il celebre sig. Volta ed il signor conte Giovio di Como.„ Ne cito i periodi più salienti: ".....La mattina appresso di buonissima ora ci recammo alla famosa cascata di acque per nome Staubbach, che risponde in nostro linguaggio a ruscello di polvere. La lunga siccità l’avea di molto scemata, ma non fu per noi niente men dilettevole e sorprendente il vedere un’acqua che cade da una rupe di mila e cento piedi di perpendicolo, come si ha dalle esatte misure prese da chi la fece disegnare, li cui rami si vendono in Berna. Essa è rossa e sminuzzata in goccioline emule a’ vapori, che sfumano in aria a guisa di polvere sottilissima, e li raggi solari penetrandola vi formano bellissima iride. Alla metà incirca dell’altezza, sporta un po’ infuori la rupe, e quivi l’acqua cadendo raddoppia il getto in più minuta spruzzaglia, e si dilata in vieppiù ampia bianca nube di pioggia. L’avvicinarvisi fece sì, che ricevemmo mille benedizioni, gratissime aspergini assai più acconcie a stagione, quando il suolo non imbianca da rappresa gelata brina, come lo era in quel giorno. La base di quello scoglio, e delle montagne contigue e stese a quella parte, è una argilla cenerognola rassodata in grosso strato.....
       "Veduta ch’abbiamo quella cascata, ch’è forse la più bella in tutte le montagne svizzere, ritornammo per la medesima via, per recarci alle ghiacciaie. La giornata serena, sgombra affatto di nubi, cosa rara nell’avanzata stagione ne’ paesi alpini, permise di poter seguire l’ordine degli strati di quelle montagne.... (e qui riferisce le fatte osservazioni geognostiche). Ma eccoci ormai alle ghiacciaie. Due sono e poco distanti l’una dall’altra. Questi massi di diaccio, rinchiusi fra altissimi valloni, per lo più difesi da’ raggi del sole, si stendono fra tortuosi andirivieni delle Alpi a parecchie miglia, sicchè presentano una superficie quasi di uno stretto di mare, eternamente gelato. Ci approssimammo ad una, presso il letto del fiume (che parte da essa) le cui acque con romore veggonsi precipitose uscire fuori delle cavità ascose fra il ghiaccio. Sulla dritta del fiume, ove una parte delle sue acque esce, s’incontra il ghiaccio in una vôlta di linee circolari concentriche, e vi forma una maestosa caverna rientrante, li cui archi sono uno dall’altro separati e divisi superiormente. Si uniscono poscia ne’ fianchi fino a terra, ove finiscono, e con mirabile architettura del caso sostengono il non lieve peso che vi soprasta. Il ghiaccio che pende verso il fiume sul sinistro lato, descrive un
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