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il volta alpinista | 55 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:59|3|0]] all’altro lago di Brienz, furono la mattina del 10 a vedere lo «Staubbach», la rinomatissima, la cascata per eccellenza, celebrata in questo secolo da un’infinità di scrittori, di poeti e di pittori, citata dappertutto come una delle meraviglie del mondo. E nel pomeriggio giunsero al cospetto dei rinomati ghiacciai, a proposito dei quali il Volta scrisse sul suo taccuino di viaggio: «Un’ora prima di arrivare alle ghiacciaie si cominciano a vedere. Sono due grandi valli riempite di massi enormi di ghiaccio ammonticchiati. Da lungi non sembrano gran cosa; ma discesi alle falde, che spettacolo sorprendente e terribile! Spaccature nel ghiaccio, che son caverne, anzi abissi: rumore d’un fiume di acqua torbida che ne vien fuori, scorrendo sotto archi e ponti della istessa massa soda di ghiaccio: monti, creste, torri, cocuzzoli di ghiaccio, qua bianco, là verdognolo (che tale è il colore che prende ove il sole dà nelle fenditure). Maraviglia il contrasto dei siti, del caldo e del freddo, che si trovano in picciolissima estension di paese. Bei pascoli circonvicini: poi, immediatamente [1]
- ↑ semicerchio verso la ghiacciaia, e di là si rialza in piccioli conici monticelli più o meno puntati nelle sommità loro. Tutta quella sostanza gelata è trinciata a varie differenti linee che si taglian l’una l’altra, per cui risultano de’ vani irregolari che penetrano, e vi serpeggiano per entro. Quindi quando il sole illumina questa parte offre essa un verde colorito che finisce in azzurrognolo, che, pel contrasto del bianco nella crosta superiore, presenta un oggetto assai grazioso e dilettevole nella varietà ordinata di tinte che insieme accoppia.
"Un fenomeno offre l’aria rinchiusa nel ghiaccio che merita avere luogo in questo particolare. Le bolle aeree riacquistando la naturale loro elasticità sprigionansi con istrepito, portano un risonante rimbombo a parecchie miglia, che si diffonde oltre la lunga valle di Grindelwald. Noi fummo testimoni di udito di alcuni di questi scoppii che emulano le più strepitose cannonate, e fanno echeggianti le vicine valli e perfino li rimoti monti.
"Ma quello che più ci sorprese fu la varietà del clima di questa valle. L’acqua che sciolta dal ghiaccio forma l’accennato torrente, si rapprende di nuovo a pochi passi dall’origine sulle sponde dello stesso torrente; mentre dalla stessa riva a pochi palmi (tanto è picciola la distanza) cambia sì il freddo del clima, che fresche odorose fragole veggonsi spuntare da terra in un vicinissimo boschetto di alni, che da noi colte trovammo le più saporite al palato. Ben mi ricordo ancora quando sedemmo sopra grosso alto masso di ghiaccio in riva al fiume, da cui il maestoso orrido spettacolo di un mare gelato contemplavamo, e dall’altra parte l’amenità di colte verdi colline opponendosi in quel contrasto, que’ piaceri coglievamo che da opposte sensazioni a un tempo stesso sogliono derivare. Dolci colline di facile pendìo alzansi alla sinistra, ora di colti verdi prati, ed ora di fruttifero terreno seminate dove cresce il serpillo, e l’odorosa menta; ed altre simili piante proprie de’ caldi paesi ricreano l’occhio, e l’odorato, e somministrano all’industriosa pecchia mezzi acconci all’ottimo mele, che emula, se non supera, il più squisito e ricercato delle calde orientali contrade.
"Dopo avere passate due felici giornate, e dopo averci procurata un’idea per noi nuova delle sì rinomate ghiacciaie, scendemmo di bel nuovo la valle di Grindelwald ripassammo il lago di Thun, e ritornammo a Berna. Qui il sig. Alessandro Volta, avendoci più volte parlato dell’aria infiammabile, volle altresì metterci al fatto con alcuni esperimenti, facendoci vedere l’infiammabilità della stessa, messa in moto dalla semplice scintilla elettrica tratta dal suo elettroforo perpetuo.....„