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il volta alpinista 79

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:85|3|0]]ghiacciaie di Grindelwaldo. Ei ne soccorra il Volta adunque, e l’invito accolga della terra natale».

Quando poi nel 1819 il Volta chiese ed ottenne di ritirarsi a vita tranquilla nella sua Como in seno alla famiglia diletta, trovò nelle aure salubri del Lario un ristoro efficace alla gloriosa vecchiaia e nella contemplazione dei monti, che fanno corona alle acque, uno svago ed un sollievo morale dolcissimi. Compieva ancora sovente qualche passeggiata nei dintorni, e prediligeva quel Brunate, che oggi è divenuto una stazione alpinistica, degna di rivaleggiare con quelle che nella Svizzera attraggono forestieri d’ogni parte del mondo.[1] Oggi si sale a Brunate con la funicolare, ma in addietro, e quando non esisteva nemmanco la mulattiera, eseguita nel 1817, la strada era molto ripida e di pretto carattere alpestre, sì da meritarsi i versi di Benedetto Giovio (Carmina, traduzione libera di Maurizio Monti):


                          . . . . . La solinga via
Aspra, sassosa, dirupata e storta
Che in alto mena al benedetto monte,
Parve la scala cui sognò Giacobbe,
Il piede in terra e con la cima al cielo
E d’angioli lucente e popolata.

Egli amava poi, in modo speciale, Brunate ed i suoi terrazzani, perchè lassù aveva passato con la nutrice i primi mesi di sua esistenza. Così, tra gli affetti de’ suoi cari e le bellezze delle natie montagne, finiva quel grande i suoi giorni, e li finì appunto, grave di 82 anni, cinque mesi avanti che il bravo Zardetti mandasse alle stampe la Relazione, di cui abbiamo parlato, e dalla quale il Volta appare, tra gli altri meriti superiori, anche un alpinista degno d’essere collocato nella schiera insigne che — per citare gli italiani soltanto — va dal Vallisnieri, dal Galeazzi, dal Moro, dal Michieli, dall’Arduino, dallo Spallanzani, dal Targioni-Tozzetti, dallo Zanichelli, dal Monti, dal Santi, dal Vandelli, dal Pini, dallo Spadoni, dal Viviani, dal Brocchi e dal Breislak, a Quintino Sella, a Bartolomeo Gastaldi, ad Antonio Stoppani, a Michele Lessona, a Francesco Denza, a Paolo Lioy — illustri scienziati tutti — iniziatori quelli dell’alpinismo — fautori ed apostoli questi del Club Alpino Italiano.

La Sezione di Como del Club può andare ben orgogliosa di aver avuto tra’ suoi predecessori l’immortale Alessandro Volta. Essa deve venerarlo come il suo nume tutelare!


  1. Vedi su Brunate la monografia di Luigi Porlezza (Como, 1896) ed il brillante racconto del chiaro pubblicista Massuero.
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