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116 rime varie

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Per cui d’oro le arene Arno volgea,[1]
Orfano or giace, afflitto, e mal sicuro,[2]
4 Privo di chi il piú bel fior ne cogliea.[3]
Borëal scettro,[4] inesorabil, duro
Sua madre spegne, e una madrigna[5] crea,
Che illegittimo[6] omai farallo e oscuro,
8 Quanto già ricco l’altro e chiaro il fea.
L’antica madre, è ver d’inerzia ingombra,
Ebbe molt’anni l’arti sue neglette,
11 Ma, per lei stava del gran nome l’ombra.[7]
Italia, a quai ti mena infami strette
Il non esser dai Goti[8] appien disgombra!
14 Ti son le ignude[9] voci anco interdette.

[10]

CXV [clvi].[11]

La morte di Frontino.

Crudel comando! e per pietà[12] l’ho dato,
Piangendo; e in pianto, il doloroso effetto


  1. 2. Var.: del ms:
    Per cui finissim’oro Arno volgea.
  2. 3. Orfano, privo della propria madre, l’Accademia della Crusca, come si dirà nella quartina che segue; afflitto per il grave colpo datogli dall’editto granducale; mal sicnro, poiché nessuno piú lo proteggerà, lo invigilerà, ne impedirà la corruzione.
  3. 4. «Il piú bel fior ne coglie» era ed è il motto dell’Accademia della Crusca, tratto dal verso del Petrarca (Rime, LXXIII):
    E l’onorate
    Cose cercando el piú bel fior ne colse.
  4. 5. Boreal Scettro, allusione a Pietro Leopoldo, figlio di Maria Teresa e fratello dell’Imperatore Giuseppe II, a cui succedette nel 1790. Dapprima l’A. aveva scritto: Sovran volere.
  5. 6. Una madrigna, l’Accad. fiorentina.
  6. 7. Illegittimo: l’Accademia fiorentina non conserverà puro il linguaggio come aveva fatto l’Accademia della Crusca.
  7. 9-11. I lavori dell’Accademia procedevano, da qualche tempo, stentatamente: l’ultima ristampa del vocabolario erasi fatta nel 1738; giova però osservare col Martini che, se l’Accademia sonnecchiava, «l’Italia sonnecchiava con lei e dopo Aquisgrana segnatamente il dormiveglia parve letargo». — Ma per lei stava del gran nome l’ombra; per virtú di lei rimaneva un vestigio dell’antica sua grandezza: nel ms. questo verso ha una var.:
    Ma fea pur forza del gran nome l’ombra.
  8. 13. L’aggettivo Goto, barbaro, va diritto diritto a colpire il Granduca; ma, se, (a parte quella colpa di essersi circondato da spie, alla quale già abbiamo accennato), principe non meritò di esser chiamato cosí, questi fu proprio Pietro Leopoldo; egli abolí in Toscana la pena di morte e la tortura, egli esonerò le farine dai dazi, egli istituí scuole per le fanciulle povere, egli invigilò scrupolosamente sulla tutela dei beni ecclesiastici, egli obbligò il clero a piú regolare condotta, fondò l’Archivio diplomatico, eresse l’Osservatorio astronomico, protesse e diè impulso agli studi botanici.
  9. 14. Ignude, semplici, pure: non che il pensiero, è impedito agli Italiani anche l’uso del loro linguaggio.
  10. de’ Toscani in genere, è detto in cento luoghi delle sue opere. È poi da ricordarsi che già il Filicaia aveva scritto dell’Accademia della Crusca:
    Qui del puro natio dolce idioma
    L’oro si affina...
  11. Nel ms.: «20 aprile, in letto».
  12. 1. Per pietà, dello stesso Frontino.
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