< Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
208 dal «misogallo»

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu{{padleft:236|3|0]]

Deh, se il mio dir qui d’onorarti assume,[1]
8 Fa questi accenti miei di te presaghi.
Bench’io canti, e non narri, unico scopo
Tu mi sei sola, e il mezzo mio, tu sola,[2]
11 Poiché atterrar l’ipocrisia m’è d’uopo.
Sia vero il ver; né di Sofisti scuola
Faccia il Gallico piombo esser piropo:[3]
14 L’aquila sí, ma non mai l’asin, vola.

Proemio.

13 gennaio 1795.

.... Funemque reduco
              Persio, Sat., V, 118.


Al Carcer lor gli Schiavi io riconduco.


Odio all’emula Roma acerbo eterno[4]
Giurava il forte Annibale su l’ara:[5]
Né a vuoto usciva la minaccia amara,
4 Che gli era anzi di Gloria eccelso perno.[6]
Io, benché nato nel piú inerte verno
Dell’Italia spezzata, e d’armi ignara,[7]
Odio a’ Galli giurai, né fia men chiara
8 Quest’ira un dí, s’io l’avvenir pur scerno.[8]
Forse verrà, che in altri Itali petti
Sdegno e valore ribollendo, e forza,
11 Farà mio giuro aver sublimi effetti.[9]
Svelato intanto in sua bugiarda scorza[10]
Sia ’l putridume dei superbi insetti,[11]
14 Che virtú grida, e ogni virtude ammorza.


  1. 7. Assume, Intende, desidera.
  2. 9-10. Scopo, fine supremo; e il mezzo per raggiungere la verità è la verità stessa. In piú luoghi dell’Autobiog. l’A. dice di aspirare, soprattutto, alla fama di veridico poeta.
  3. 13. Il piropo è una specie di granato.
  4. 1. Emula, di Cartagine. — L’acerbo si riferisce all’intensità dell’odio di Annibale, l’eterno alla sua durata.
  5. 2. Parve sempre bella e nobile all’A. la figura di Annibale, e già di lui aveva trattato nel sonetto, riferito nella prima parte di questa raccolta: Il peggio è il viver troppo, e il sepper molti.
  6. 4. Perno ha qui il significato di sprone, incitamento.
  7. 5-6. Io, benché nato quando piú la tirannide da una parte, e l’inerzia dall’altra gravava sulla mia patria. — D’armi ignara; viene alla mente il Foscolo nei Sepolcri:
    Armi e sostanze t’invadeano ed are
    E patria, e, tranne la memoria, tutto.
  8. 8. S’io l’avvenir pur scerno, se mi è dato leggere nell’avvenire; si ricordi la presaga penna del Tasso.
  9. 9-11. Echeggia, in questa terzina, ciò che l’A. dirà poi nel son. conclusivo del Misogallo: Giorno verrà, tornerà giorno in cui.
  10. 12. Scorza, aspetto esteriore.
  11. 13. Questi superbi insetti sono i Francesi. Ma, veramente, il putridume degli insetti che, mentre grida virtú, ne soffoca ogni manifestazione, mi pare immagine poco felice.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.