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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu{{padleft:246|3|0]]
E quella dei Tedeschi, e Russi brandi,[1]
8 Che con un voglio ogni ragione appiana;
E quant’altre fur mai, sono, e saranno
Pria che davver la servitú rincresca
11 All’uomo, illuminato dal suo danno:
Un fior son tutte, una piacevol tresca[2]
Da far gola, ed invidia a quei che stanno
14 Godendo in Gallia libertà Francesca.[3]
Epigramma XIV.
11 ottobre 1794.
Fra Re signori e Re villani,[5] corre
Diversità non lieve,
Benché un flagel d’Iddio, perenne, e greve,
4 Sien gli uni e gli altri, e vivano del torre.[6]
Chi, nato in trono, non conobbe uguali
Spesso è il minor di tutti,
Ma il peggior, no; perché dai vizj brutti
8 Lo esenta in parte il non aver rivali.
Ma chi povero, oscuro e vil si nacque,
S’ei mai possanza afferra,
La lunga rabbia che repressa tacque,
11 Fa che a tutti i dappiú[7] muova aspra guerra.
Allor la invidia e crudeltà plebea,
De’ Grandi l’arroganza,
Immedesmate[8] entro uno pianta rea,
Forman lo scettro orribile di ferro
16 D’un Re, che in capo ha il pazzo, in cor lo sgherro.[9]
- ↑ 7. Ricordisi con quanta fretta l’A. rivolse il piede dalla «universal caserma prussiana» e come lo urtasse e lo nauseasse ogni ‘moscoviteria’ (Aut., III, 9°).
- ↑ 12. Un fior, una cosa gentile e gradita. — Tresca, nel significato di bazzecola, inezia come nel Malmantile del Lippi, (XII, 10°).
- ↑ 14. Francesca, per Francese dicevano frequentemente gli antichi: cosí Dante, anche fuor di rima (Inf., XXIX, 123).
- ↑ darda ad un tempo), quale influenza avrebbe ella per se stessa, qual terrore potrebbe ella infondere nei popoli, se il tiranno non la assistesse e munisse colla propria sua forza effettiva?».
- ↑ 1- Re Signori, son quelli che regnano per eredità, Re Villani sono i capi che la democrazia si elegge.
- ↑ 4. Del torre, dello spogliare il prossimo.
- ↑ 11. A tntti i dappiú, a tutti coloro che hanno potenza, intelligenza, cultura, maggior della sua.
- ↑ 14. Immedesmate, entrate, conficcatesi.
- ↑ 16. Il pazzo, la pazzia; lo sgherro, l’abitudine e il piacere dello spionaggio. Per il contenuto, si confronti questo epigramma con la satira La sesquiplebe.