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di vittorio alfieri | 249 |
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24 In sessanta parrucche d’Idïoti.[1]
Visto che in Zena[2] da imparar non v’è,
L’Appennin già rivarco e m’immilàno.[3]
27 Ma quivi io sto esclamo un altro Oimè.
Le cene, e i pranzi, e il volto ospite umano,
E i crassi corpi e i vie piú crassi ingegni
30 Che il Beozio t’impastan col Germano,[4]
Fan sí ch’io esclami: «Oimé, perché pur regni,
Alma bontà degli uomini, sol dove
33 Son di materia inaccessibil pregni!»[5]
Dall’Insubria me quindi or già rimuove
L’agitator mio Démone, che pinge
36 Nuovi ognora i diletti in genti nuove.[6]
Oltre Parma, oltre Modena ei mi spinge,
Oltre Bologna; senza pur vederle;
39 Come del barbaro Attila si finge.[7]
Rapido sí travalico già per le
Tosche balze, che tante ali non puote
42 Neppur Scaricalàsin[8] rattenerle.
Eccomi all’Arno, ove in suonanti note
La Plebe stessa atticizzando[9] addita
45 Come con lingua l’aria si percuote.
Ma non mi fu, quanto il dovea, gradita
L’alma Cantata[10] allor, perché m’era io
48 Anglo-Vandalo-Gallo[11] per la vita:
- ↑ 24. Idioti, stolti e ignoranti: Genova era costituita a repubblica e governata da 60 senatori.
- ↑ 25. Zena: cosí chiamano i Genovesi la loro città.
- ↑ 26. M’immilàno, verbo di zecca alfieriana, foggiato sull’immiarsi, l’intuarsi, l’immillarsi, l’incielarsi di Dante.
- ↑ 30. Che hanno la stupidità beota mista con la dolcezza germanica.
- ↑ 31-33. Perché sono buoni soltanto gli uomini materiali, quelli la cui anima è fatta quasi inaccessibile da un alto strato di adipe? Del soggiorno dell’A. a Milano fu discorso commentando il sonetto O cameretta, che già in te chiudesti.
- ↑ 33-36. Analogamente il Leopardi nelle Ricordanze (19 e segg.):
E che pensieri immensi
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio! - ↑ 37-39. «Per la via di Piacenza, Parma, e Modena, si giunse in pochi giorni a Bologna: né ci arrestammo in Parma che un sol giorno, ed in Modena poche ore, al solito senza veder nulla, o prestissimo e male quello che ci era da vedersi... Bologna, e i suoi portici e frati, non mi piacque gran cosa: dei suoi quadri non ne seppi nulla....» (Aut., III, 1°). — Si finge, si racconta.
- ↑ 42. Scaricalasino è una terra del comune di Monghidoro (Bologna), e qui l’A. vuol dire che un asino, com’era lui in quel tempo, avrebbe almeno dovuto fermarsi in un paese che porta tal nome augurale. Vegg., a tal proposito, la pagina veramente umoristica dell’Aut. (III, 9°) dove l’A. narra del suo incontro con un asinello nella dotta Gottinga.
- ↑ 44. Atticizzando, dettando legge a tutta l’Italia, come l’Attica dettava legge a tutta la Grecia, per il linguaggio.
- ↑ 47. Cantata, non parlata, tanto suonava dolce il toscano all’A.
- ↑ 48. Anglo-Vandalo-Gallo, barbaro in-