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12 rime varie

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Che di favella, ma non d’alma, priva,
4Finor sedevi di beltà reina:
Cedi il regno, che il cielo omai destina
A mortal donna, a cui null’altra arriva;
Chi forse invidia la tua stessa Diva
8Nata fuor dell’azzurra onda marina.[1]
Arte, audace assai troppo,[2] ogni sua cura
Posta in formar di te cosa perfetta,
11Già parea di sua palma irne sicura;
Ma, lunga etade a soggiacer costretta,
Dal suo letargo è sorta al fin Natura,
14E fa questa mirabile vendetta.[3]

XI [xxix].[4]

Meraviglie prodotte dall’apparire della sua donna.

Che fia? mi par che in ciel il Sol sfavilli
Oltre l’usato assai; l’aer piú sereno,
Di mille odor soavemente pieno,
4Par che ambrosia celeste in cor mi stilli.
Di tuo proprio splendor cosí non brilli,
Natura, mai; né credo il bel terreno
Sacro a Venere avesse il dí sí ameno,
8L’aure sí dolci, i venti sí tranquilli.[5]
Or veggio, or veggio alta cagion, che muove
A pompeggiare[6] ogni creata cosa
11Fogge vestendo alme, leggiadre e nuove.
Di sua magion, qual mattutina rosa,
Spunta colei che può far forza[7] a Giove,
14E si avanza ver me tutta amorosa.


  1. 7-8. Venere, che la statua rappresenta.
  2. 9. Assai troppo è usata dall’A. anche in prosa: cosi nell’Aut., (I, 1): «[La mia vivacità] fu tanta, che allo Zio parve assai troppa.
  3. 14. Ricorda il verso del Petrarca (Rime, II):
    Per fare una leggiadra sua vendetta....
  4. Questo bel sonetto, che fu composto il 9 febbraio del 1778 a Firenze, è senza dubbio di imitazione petrarchesca; ma il Petrarca è imitato piú nello spirito che nella espressione, o meglio, son tanti i luoghi ov’egli descrive i meravigliosi effetti prodotti sulla circostante natura dell’apparire della sua donna, che riesce impossibile dire se l’A. ne abbia imitato uno piuttosto che un altro.
  5. 6-8. Si diceva che Venere, emersa dal mare, avesse posto piede in Cipro; onde il suo nome di Ciprigna.
  6. 10. A pompeggiare, a far pompa di sé, a mostrarsi in tutta la sua bellezza, ma questo verbo è piú frequentemente usato nella forma riflessiva.
  7. 13. Far forza, piegare ai proprii voleri, ed è espressione cara al nostro Poeta.
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