Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
30 | rime varie |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu{{padleft:58|3|0]]
IV.
Ma e con chi parlo? Aura di corte in voi
Già ad ammorbarvi scese:
Già d’esser primi degli stolti agli occhi,
Ultimi ai vostri, alto desío vi prese,
Né vi lasciò ma’ poi.
6Né fia che a voi verace laude or tocchi,
Perché alcun forse scocchi
Liberi detti nel consesso augusto:[1]
Son esca i detti al comprator, che in cerca
Va di qual men si merca.[2]
11Ma ai tanti rei se non si oppone un giusto,
Sperar dunque robusto
Schietto da voi consiglio
È uno sperar da morta arbore[3] frutto. —
Tu solo omai, di libertade figlio,
Popol nocchier,[4] tu resti: e in te sta il tutto.
V.
Che dico? ahi lasso! e tu neppur rimani;
Che tu, dai guasti guasto,
Venduto hai te co’ liberi tuoi voti;
E in crapole bagordi ebbrezze pasto,[5]
Qual piú allarga le mani
6A satollarti, per tuo eletto il noti. — [6]
O preda di despòti,[7]
Gente in tuo cor serva omai tutta, or sei
Quella, che tôrre iniqua altrui vorresti
Libertà che ti svesti?[8]
11Pieni per te di dolorosi omèi[9]
Traggon lor giorni rei
Gli American tuoi figli?....
Tuoi, quand’ebberti madre:[10] or sei madrigna.
- ↑ IV. 7-8. Perché, benché. — Scocchi, lasci uscire dal suo labbro: Dante (Purg., VI, 130 e segg.):
Molti han giustizia in cor, ma tardi scocca,
Per non venir, senza consiglio, all’arco... - ↑ 10. Si merca, si paga.
- ↑ 14. Arbore é qui femminile come in latino (arbor) e come spesso nella poesia italiana.
- ↑ 16. Il popol nocchiero è quello della Gran Brettagna.
- ↑ V, 4. Pasto, pascendoti, alla lat. Var:
e piú assetato dopo l’ebro pasto. - ↑ 5-6. Tu eleggi chi piú largamente paga il tuo vóto.
- ↑ 7. Despòti, non bella variazione di accento, in grazia della rima.
- ↑ 10. Che ti svesti, che abbandoni.
- ↑ 11. Omèi, lamenti, come nel son. Apollo, tu, le cui saette aurate.
- ↑ 14. Il vocabolo madre, si riferisce al nome gente del v. ottavo.