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Là fra i perigli il lascia:
A Marte caro e a Libertade, il nome
Eterno avrà, pur che alla infame ambascia
Non rieda ei mai di cortigiane some.[1]
XXXV.[2]
Ode quarta.
Commenda il Generale Washington.
I.[3]
Tu, rapitor del fulmine celeste[4]
Già fin da’ tuoi verdi anni,
Ch’or con piú ardire e non minore ingegno
- ↑ 15-16. Pur ch’egli non ritorni piú a provare i dolori che un uomo libero come lui deve necessariamente provare vivendo nella Corte.
- ↑ La prima strofe di questa quarta ode fu scritta il 27 dicembre 1781, la seconda, la terza, la quarta e la quinta furon composte il 30 dello stesso mese; la sesta, la settima e l’ottava il 1° gennaio 1782. Narrare estesamente la vita di Giorgio Washington sarebbe impresa che ci condurrebbe troppo in lungo; ci accontenteremo però di accennare i fatti di maggior importanza e le rispettive date:
1732: (22 febbr.:) nasce a Bridges Creek nella Virginia; 1775: assume il comando dell’esercito nazionale; 1776: toglie Boston di mano agli Inglesi; 1776: ottiene le vittorie di Trentown e di Princetown; 1777: Si ritira a Germantown; 1777: (17 ott.:) ha parte indiretta nella vittoria di Saratoga; 1779: si adopra a rimettere la concordia fra gli insorti; 1781: (19 ott.:) costringe il Gen. Cornwallis a capitolare in Yorktown; 1782: alcuni ribelli offrono al W. la corona di re, che egli rifiuta; 1782: si ritira ne’ suoi possessi di Montvernon; 1787: è nominato presidente dal Congresso di Filadelfia; 1788: (3 apr.:) assume la carica; 1793: è rieletto presidente e rinunzia l’ufficio; 1799: è nominato generalissimo dell’esercito americano, nella guerra contro la Francia. 1799: (14 dic:) muore improvvisamente. - ↑ I. A Beniamino Franklin rivolge il discorso il nostro Poeta in questa strofe, chiedendogli ispirazione, affinché, se non gli è possibile lodar convenientemente lui, possa almeno cantare del W., che, per merito, gli vien súbito dopo; gradazione, a mio parere, del tutto arbitraria, perché affatto diversa la parte sostenuta da questi due uomini, egualmente necessari, nella lotta intrapresa contro la potenza britannica.
- ↑ 1-7. La scoperta del parafulmine, la piú nota fra le moltissime che dobbiamo alla poliedrica mente del Franklin, è del 1752, e allora il Franklin aveva 46 anni. Eripuit caelo fulmen sceptrumque tyrannis, disse del Franklin il Turgot, e l’A. riprende, modificandolo un po’, questo pensiero. Il terren Giove etc., Giorgio III d’Inghilterra.
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