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di vittorio alfieri 43

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Apportatrici di piú lunghi affanni
Saette ai buoni infeste
6Tolte hai di man di terren Giove indegno
D’aver sui forti regno;
Tu, vivo ancor fra’ semidei già posto,
Francklin, padre, consiglio, anima, mente[1]
Di libertà nascente;
11Tu mi sii scorta al canto: ho in te riposto
Speme, che di nascosto
Dramma[2] d’etereo foco,
Ond’hai tu il tutto, entro il mio petto or spiri;
Sí che, se laude in te piú non ha loco,
Nel tuo Secondo audacemente io miri.

II.


Ma dove a vol, dove mi ha ratto l’alta
Accesa fantasia?[3]
Ecco a me spalancarsi, ecco le grotte
Di Tènaro,[4] là dove ampia dan via,
Chi il cor d’acciar si smalta
6A profondarsi entro la eterna notte.[5]
Febo, d’abisso rotte
Per me le leggi, oltre mi spinge: io scendo;[6]
E il can trifauce e la negr’onda e il fero
Spaventoso nocchiero[7]
11Dietro mi lascio io già; già lieto intendo[8]
Dove non piú d’orrendo
Pianto saettan strali;[9]
Già sono io là del dolce Lete in riva,
Dove in mille color fiori immortali
Fan argin lento all’acqua fuggitiva.


  1. 9. Padre, poiché il Franklin destò e alimentò la fiamma della rivoluzione americana; consiglio, per il senno, la chiaroveggenza, la prudenza; anima, forza ispiratrice e suscitatrice; mente, direzione suprema.
  2. 13. Dramma, piccola quantità.
  3. II. 1-2. Ratto, rapito. — L’alta accesa fantasia, espressione dantesca: cosi nel Par., XXXIII, 142:
    All’alta fantasia qui mancò possa.
  4. 4. Tènaro, i regni infernali.
  5. 5-6. Per chi ha sí fermo il cuore da affrontare sicuramente le tenebre dell’Ade. — L’eterna notte ricorda la profonda notte del c. I del Purgatorio.
  6. 7-8. Catone a Virgilio e a Dante (Purg., I, 46):
    Son le leggi d’abisso cosí rotte?
  7. 9. Il can trifauce, Cerbero; la negr’onda: Acheronte; il fero Spaventoso nocchiero, Caronte.
  8. 11. Intendo, mi avvio, alla latina.
  9. 12-13. Dante (Inf., XXIX, 43):
    Lamenti saettaron me diversi....
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