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50 rime varie

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Arresta ei sol col ventilar dell’ale;[1]
La cui possa[2] fatale
11Dall’onde al ciel da un polo all’altro insorta,
Fa d’adamante porta[3]
Ad ogni aura felice
Che a noi mandasse occidental pïaggia.
Malnata forma, oh chi sei tu, cui lice
Far che ogni nostra speme a terra caggia?

V.


Tenebre i passi tuoi,[4] l’alito è morte;
Occhi di bragia mille;[5]
Bocche piú assai, di fere zanne armate,[6]
Da cui di sangue ognora grondan stille;
Tutto orecchie, ma porte[7]
6Soltanto alle parole scellerate
Da invidia fabbricate;
Adunchi, innumerabili, sanguigni,
Rapaci artigli, all’accarnar sí adatti,[8]
A disbranar sí ratti:
11Oh chi se’ tu, che a rio tremor costrigni
Anco i cor piú ferrigni?[9]
E soli eletti pochi,
Cui di sangue disseti e d’oro pasci,
Tremanti a tua feral mensa convochi,
E satollar del pianto altrui li lasci?

VI.


Tu se’ colui, ben ti ravviso, e indarno
Cogli occhi torti cenno
Minacciando mi fai che il nome io taccia:[10]


  1. 9. Sol col ventilar dell’ale, col solo agitar delle ale.
  2. 10. Possa, forza.
  3. 12. Oppone ostacolo insuperabile.
  4. V. 1. Tenebre i passi tuoi; dove tu passi, o dispotismo (vegg. strofa VI), ivi adduci le tenebre.
  5. 2. Dante (Inf., III, 100):
    Caron dimonio con occhi di bragia.
    L’A. immagina che questo mostro abbia mille occhi, perché il dispotismo tutto vuol vedere e scende nei piú profondi recessi dell’anima umana.
  6. 3. Le innumerevoli bocche stanno ad indicare l’insaziabile avidità del tiranno; perché grondino di sangue è facile capire.
  7. 5. Tutto orecchie; i governi dispotici han bisogno di spie che tutto ascoltino e tutto riferiscano. — Porte, ha il significato di aperte, volte.
  8. 9. All’accarnar sí adatti, atti a cacciarsi entro la carne, ed è voce usata anche da Dante (Purg., XIV, 22 seg.):
    Se ben lo intendimento tuo accarno
    Con lo intelletto....
  9. 11. Ferrigni, forti, robusti.
  10. VI. 1-3. Il tiranno ha paura di se stesso, e guai se qualcuno osa chiamarlo col nome che gli conviene!
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