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di vittorio alfieri | 61 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu{{padleft:89|3|0]]
XLV [lxii].[1]
Anela il termine delle sofferenze sue e della sua donna.
Deh! quando fia quel dì bramato tanto,
Che al lungo errare,[2] all’incertezza, al fero
Timor perenne, allo sperar leggiero[3]
4Dia fine, e al nostro omai bilustre[4] pianto?
Quando l’un l’altro in dolce pace accanto,
Tranquillamente assisi il giorno intero
Al mormorìo d’un rivo lusinghiero,
8L’amor nostro appellar potrem noi santo?[5]
E, posta in bando ogni nojosa cura,[6]
Frutti non compri, in praticel giocondo,
11Far nostro cibo, e ber dell’onda pura?
E, rïassunto[7] il cor semplice e mondo,
Seguir virtude; e l’anima secura
14Non volger mai ver[8] l’ammorbato mondo?
XLVI [xliii] e XLVII [lxiv].[9]
Vorrebbe che la Natura gli fosse compagna nel dolore;
ma, se potrà vivere con la sua donna,
essa gli sembrerà più bella.
Ad ogni colle che passando io miro,[10]
Cui pingue ulivo, o allegra vite adorni,
- ↑ Nel ms.: «22 giugno. Andando a San Michele in Bosco».
- ↑ 2. Al lungo errare, all’andar continuamente vagando, separati uno dall’altra.
- ↑ 3. Lo sperar leggiero, lo sperare senza serio fondamento, e però di breve durata.
- ↑ 4. Bilustre, decenne: in verità, l’A. conosceva ed amava la Contessa da sei anni soltanto.
- ↑ 8. Che l’A. accenni qui all’intenzione di sposare la Contessa, quando fosse rimasta vedova, (il che avvenne nel febbraio del 1788) non credo; vuol dire semplicemente: quando potremo amarci senza tenerlo celato altrui, come una colpa?
- ↑ 9. Il Tasso (Gerus. lib., VII, 10):
E questa greggia e l’orticel dispensa
Cibi non compri a la mia parca mensa.
Questa breve rappresentazione di vita arcadica mi pare alquanto manierata né credo rispondesse a un vero sentimento dell’animo dell’A. - ↑ 12. Riassunto, ricuperato.
- ↑ 14. Ver, verso.
- ↑ Questi due sonetti, il primo dei quali fu composto, come si rileva dal ms., il 2 luglio 1783 fra Zurlesco, Lodi e Marignano, sono intimamente collegati per il senso e per la disposizione delle rime; il secondo infatti prosegue e compie il pensiero del primo, e le rime delle sue terzine e delle sue quartine riprendono rispettivamente le quartine e le terzine del primo.
- ↑ 1-4. Il Petrarca, (Rime, XXXVII):
Ogni loco m’attrista, ov’io non veggio
Quei begli occhi soavi
Che portaron le chiavi
De’ dolci miei pensier, mentro a Dio piacque...
— Allegra, che dà allegria: con ragione il De Benedetti (op. cit., 56) ricorda