< Pagina:Algarotti - Opere scelte 1.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

SAGGIO

SOPRA LA RIMA



Quantunque moltissime sieno le cose che insieme concorrono a formare il dolce incantesimo della poesia, quello che a’ giorni nostri è di maggior diletto, e piglia sopra ogni altra cosa l’universale, è la rima, o sia il ritorno delle medesime desinenze alla fine del verso. La rima era ignota, come fonte di piacere, agli antichi poeti che cantarono nelle lingue armoniose della Grecia e del Lazio; anzi era da esso loro fuggita con eguale studio, che la è cercata dai moderni. Ma quando insieme con romano imperio venne a decadere ogni buona cosa, che la lingua latina fu imbastardita da’ Goti, la rima entrò nel mondo insieme col duello e col gius feudale, come un dilettoso contagio, dice il Salvini[1], che da’ versi leonini si stese a tutte le lingue volgari[2].

  1. Discorso II, tom. II
  2. Then all the Muses in one ruin lye,
    And Rhyme began t’enervate Poetry.
    Thus in a stupid military state
    The pen, and pencil find an equal fate.

    Dryden, To Sir Godfrey Kneller
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.