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404 saggio

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Algarotti - Opere scelte 1.djvu{{padleft:422|3|0]]fosse, di due in due versi la sentenza terminare: nè può medesimamente, il suo cominciato viaggio continuando, quanto gli aggrada camminare; anzi gli è necessario d’otto in otto versi, a guisa di affaticato peregrino, riposarsi. E più apertamente ancora nel proemio alle sue poesie dichiara egli al guerra alla rima. Impugna quivi la opinione di coloro che tenevano la rima esser tale al verso volgare, quali sino i piedi al latino; mostra gl’inconvenienti di che essa è sorgente; la chiama un ornamento puerile, e finalmente la qualifica di prosuntuosa, dandosi a credere che in lei sola tutta la speranza si debba riporre, e tutta la fortuna della italiana poesia[1]. Così Bernardo Tasso, uomo di gran valore, alla cui maggior fama niente è di più nemico, che il maggior ingegno del figliuolo. Che se volessimo cercare autorità ed esempj anche fuori d’Italia, potremmo allegare il giudizio di un sensatissimo critico francese, il quale non fa paragone alcuno del diletto che nasce dall’armonía, al diletto che nasce dalla rima, qualificando l’una di splendor durevole, l’altra di lampo subitaneo e passeggiero[2].

  1. Prefazione alle Rime di Bernardo Tasso
  2. Je tiens cet agrément (de la rime) fort au dessous de celui qui nait du rithme et de l’armonie du vers, et qui se fait sentir continuellement durant la pronunciatione du vers métrique. Le rithme et l’armonie sont une lumière qui luit toujours, et la rime n’est qu’un éclair qui disparoit, après avoir jetté quelque lueur.
    Du Bos Reflexions critiques sur la poésie
    et sur la peinture, première partie,
    sect. xxxvi.
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