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atto secondo 41

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Sospirerà gratis; il caratterista finirà in pace la sua parte; il buffone farà ridere anche coloro che hanno i polmoni impeciati; e la prima donna esprimerà tutto il suo pensiero se i versi non zoppicano. — Chi sono questi commedianti?
ROSENCRANTZ.
Quelli che piacevano tanto a Vostra Altezza, gli attori tragici della città.
AMLETO.
Come si son fatti così ambulanti? per fama e lucro si avvantaggerebbero più col risiedere in un luogo solo.
ROSENCRANTZ.
Credo che le ultime innovazioni li abbiano obbligati a ciò.
AMLETO.
Godono sempre della stima in cui erano tenuti quand’io abitavo nella città? Hanno sempre ugual concorso?
ROSENCRANTZ.
No, per verità.
AMLETO.
E come avviene? Sono in decadenza?[1]
ROSENCRANTZ.
No, il loro zelo non rallenta: ma vi è ora, signore, una nidiata di fanciulli, usciti appena dall’uovo, che nel dialogo più semplice declamano come invasati, e strappano così applausi frenetici. Costoro sono ora di moda, e assordano per guisa i teatri ordinari (così li chiamano), che molti, avendo al fianco la spada, han paura delle penne d’oca, e non ardiscono più di andarvi.[2]
AMLETO.
Come! Sono fanciulli? Chi li mantiene? Chi li paga? Seguiteranno la professione solo finchè duri loro la voce per cantare? E se in seguito divengono commedianti ordinari (cosa probabile se non hanno spedienti migliori), non potranno dolersi con ragione degli scrittori che li fanno declamare adesso contro la loro eredità?
ROSENCRANTZ.
In fede si è lavorato molto da tutte e due le parti, e la nazione non si è fatto scrupolo di metterle insieme a capelli; vi è stato un momento in cui si era sicuri di non aver nessuno in teatro, se il poeta e gli attori non venivano alle mani.
AMLETO.
Possibile?
GUILDENSTERN.
Oh! molte teste furono già squarciate.
AMLETO.
E i fanciulli la vincono?
ROSENCRANTZ.
Sì, mio principe, e vinto avrebbero anche Ercole.
AMLETO.
Non è meraviglia, poichè mio zio è re di Danimarca, e coloro che gli avrebbero fatto i versacci al-
  1. Fanno la ruggine?
  2. Shakspeare fa qui allusione al gusto deplorabile de’ suoi tempi in cui si preferivano i drammi ampollosi rappresentati dai fanciulli della cappella del re a quelli pure che egli andava scrivendo
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