< Pagina:Amleto (Rusconi).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto quinto | 97 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Amleto (Rusconi).djvu{{padleft:98|3|0]]
;AMLETO.: Tutto per voi, tutto per voi. (Osrico esce.) Fa bene a raccomandarsi da se non v’è altra lingua che volesse assumere tale ufficio.
- AMLETO.
- Poppava ancora che volgeva parole dolci al seno della nutrice prima di delibarlo.[3] Simile a molti stolti, che un mondo più stolto adora, e’ si tien pago nel dispiegare il tuono della moda, e le forme della cortesia; spuma dello spirito che abbaglia in principio e sorprende la stima anche degli assennati, ma che evaporata lascia di sè vestigio uguale a quello della bolla del sapone
Entra un Signore.
- SIGNORE.
- Principe, Sua Maestà volle tenersi presente alla vostra memoria col ministero del giovine Osrico che gli riferì come voi lo aspettavate in questa sala. Bramerebbe ora conoscere se persistete nel disegno di schermire con Laerte, o se volete differire la partita.
- AMLETO.
- Persisto ne’ miei propositi, che fan seguito ai voleri del re; se egli è pronto, io pure sono; adesso o in qualunque altro tempo, purché io lo possa come in questo momento.
- SIGNORE.
- Verranno il re e la regina con tutta la corte.
- AMLETO.
- Sia cosi.
- SIGNORE.
- La regina desidera che diciate qualche parola amichevole a Laerte prima di battervi.
- AMLETO.
- Ella ben mi ammonisce. (Il Signore esce.)
- ORAZIO.
- Voi perderete questa scommessa, mio principe.
- AMLETO.
- Non lo credo: dacché egli andò in Francia, io mi tenni in continuo esercizio; vincerò. Ma non puoi credere quale angoscia mi opprima il cuore; non importa.
- ORAZIO.
- Qh. mio buon signore....
- AMLETO.
- È una follia, ma è una specie di presagio che basterebbe forse per sopraffare una donna.
- ORAZIO.
- Se provate qualche ripugnanza, obbedite a siffatta impressione. Preverrò l’arrivo della corte dicendo che non vi sentite bene.
- AMLETO.
- No, no, noi sfidiamo gli augurii; un passero non cade senza ordine speciale della Provvidenza. Se la mia ora è venuta, non ci sarà più da attenderla; se non vi è da attenderla, essa è venuta; e se non adesso
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.