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23 APICII COELII LIB. I. 24

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Apicius Coelius.djvu{{padleft:20|3|0]]venti. Allorché ti bisogni usarne, leva quei pinocchi, ammaccali e li mischia coi cibi o nelle salse. Tanti pinocchi, quanti hai levato, sostituisci nell'orciuolo.


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  1. ficum in usu medicamentum, et ad pondus argentei denarii pensunu. Multis jam unnit in ea terra non invenitur.... diuqui jam non àtiud ad nos invehitur Laser j quam quod in Perfide aut Media et Armenia naicitur large.... idifuoéfut aduUeratum ffummi sagapeno aut Juha Jracta..... Hujut Jblia maspetum vocmiani, apio ntgueime tinuiim. Semen erat Joliaeeumjjblium ipeumvero deciduum. Lasciamo atara il magnifico medicamento, e Teniamo alla perdita del Tero Laser aTrenata, come dice Strabone lib. 7, perchè irrompendo i Barbari nella Cirenaica ne arevano dÌTeke tutte le piante. L^assentione di Plinio, cioè della perdita da motti anmi^ hx tiha bugia, o per lo meno un tratto d^ ignoranza. Dioscoride, che secondo Snida, risse con Antonio e Cleopatra, perciò non molto innanzi Plinio, lasciò scritto nella sua materia medica libro terzo cap. 94: Colligiiu’r liquor et e radice et caulibut incisis. Praejertur is modice rnber^ atque translucens^ mìrrhae aemuìus^ odoreque valens, minime porraceus ami terrenus, ncque saporis immitis et asperi: qui denique cum liqueecit ac diluitur^ Jacile albescit, At Cjrenaicus^ etiamsi tantillum quis ipsum degustaverit, madorem toto corpore ciet, estque odore blandissimo: adeo ut ne os quidem gustanti^ nitipauHum tpiret. Medieus vero et Sjriacus viribus minus valent et magis virosum reddunt odorenu Porro liquor onuiie aniequam sic- cescaty addito sagapeno, aut Jabae lomento adulteratur: quod maleficium gustu, odore, ac visu^ ae diluendo quoque depre/iensuni. Mi serro àekÌM traduzione de)lo Stapel ch^è esattissima. Dioscoride non fa menzione della perdita del Laser ^ e in fatti non poterà farla, se ne areva avuto fra le mani e gustato unto da poter darne i segni caratteristici, onde dividere il Cirenaico dal Pariico. Sarà stato raro, si sarà pagato «a caro prezzo, ma perduto no. Fra tanto, che non fosse la nostra assa-fetida lo mostrano ad eridenza le stesse paróle di Dioscoride, dicendo egli, che il Laser non sentiva menomamente di aglio; e basti cosi in quanto al Laser rero, imperciocché queste sole Tal. gono contra ogni opinione arrersa. £ nemmeno gli altri Laser proTcnienti dalla Hedia ec. si può credere che fossero la nostra assa, perchè Dioscoride questi Laser sostituiti al legittimo dice bensì che viribus minus valent et magis virosum reddunt odorem, ina non già che avessero odore affatto nauseante, né che puzzass’^ro d^ aglio caratteristica che arrebbe bastato per distinguere il Cirenaico dal Partico senza più, e che certamente egli non arrebbe dimenticato. E tornando sulla perdita assoluta della pianta del Laser Cirenaico annunziata da Plinio, aggiungeremo eh** e.^;]! doveva, sapere come fosse impossibile ai barbari distruggere tutte le radici, perchè bisognava che quella fosse già elerau onde conoscerle, e perchè noa trorandosi in alcun asigolD deUi cerva le piante spontanee tutte fiorite o con frutu mature a un tratto, appunto strappandole, o da questa o da quella se ne scQotono necessariamente le sementi, le quali come tutti sanno, per qualunque aTTenimento non andando mai tutte perdete, anche dopo pia anni, riproducono la pìanu madre. Né Tale ciò che dice SeralMioe ( lab. 1, Terso la fine ), cioè che il Laser Cirenaico nop si troTara in Africa se non che in una lingua di terra lunga un miglio e meszo circa, e poco oltre quattro miglia di larghezza, spazio però allargato da Teofrasto: perchè è noto a tuttf i botaaici <Aie sebbene una pianta ami una stazione particolare, qualche tempo anzi che giungenri e qualche tempo dopo trapassata, alcuni ìndiridui si trorano tempre. E da un’altra parte è pure un fatto tinÌTersalmente conosciuto che i Tenti portano le sementi delle piante dal luogo natale a lontani e lontanissimi luoghi, e che se queste ri trovino le condizioni necessarie, germogliano. È pure fatto notissimo, che gli uccelli portano seco da una in altra contrada, da una in altra regione, fino da un continente all’altro le sementi, le quali spandendo poscia con gli escrementi, seminano intere, talché non di rado arTÌene di troTare fra le pianti conMini £ oa paese, qualcuna pianta straniera affatto a quel Inogo. E questo specialment.e accade a rira il mare in quelle situazioni ore gK ticcelli emigratori riposano dopo il passaggio. Il caso dunque della perdita del Laser Cirenaico per colpa degli «omiai, secondo che Plinio ha sbadatamente asserito, forse anche sulla semplice fede di Strabone, non è un fatto confermato, ma un semplice detto popolare. Ora, ritenuto che il rero Laser non siasi perduto, cioè la pianta da cui si ottenera quella gomma resina (imperciocché così bisogna chiamarla sciogliendosi secondo Dioscoride con la saliva, locché non avviene con le resine); cerchiamo se sia conosciuta anche presentemente, ed a quale fra le conosciute possa appartenere. Prima che tutto, vogliamo rifiutare ciò che alcuni meno che instruiti botanici vollero sostenere, cioè che il Laser Cirenaico fosse il belzuino, perchè questa è una resina, che si ha dal Laurus Benzoin Linn. né si potrebbe mai scambiare il prodotto di uh albero con quello di una ombellifera: una gomma resina con una resina. Il Mattioli ( ediz. del Talgrisi, Venezia iSfiS, pag. 845 ) vedendo che il Laser non poteva convenire con Tassa fetida, cercava a quale pianta pote^sse appartenere, ma tentennò e nulla decise. Gasparr Bauhin nel suo celebre Pinax Alla pag. 493 cade nello sconcio di credere il Laser P assa fetida, e fin qua avrebbe soltanto seguitata la opinione di molti.
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