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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:62|3|0]]che l’o lungo mostri gli stessi sviluppi del breve, e così in ispecie si continui per eu, che è il legittimo dittongo di queste. L'antico ṓ ha imprima colà perduto il suo carattere specifico, e cadde poi a confondersi nell’analogia dell’ṓ. Di alterazioni terziarie così ne incontreremo in varj idiomi romanzi, e servon sempre di misuratore etnologico, perchè tanto più abondano, quanto è minore la quantità del succhio latino. Ma di solito son più regolari, che non la francese di cui si discorreva, poichè appajono come alterazioni normali d’una normale alterazione più antica. Un ū́ latino, p. e., dà normalmente ȯ in molti idiomi romanzi; il quale o secondario[1] darebbe poi, nei casi a cui alludiamo, per questa che dicesi alterazione terziaria, lo stesso sviluppo, cioè lo stesso dittongo (uȯ p. e.), che dà il primario.
Chi ha poi bisogno che ancora si ripeta, come l’indagine rigorosa non si fermi alle apparenze, e trovi di continuo che sotto la ugualità superficiale si celino degli screzj o pur diversità assolute, laddove può aversi medesimezza intrinseca sotto aspetti stranamente varj? Di coincidenze fortuite, e di più o men gravi divergenze tra i riflessi dell’identica base, deve il glottologo parlare ad ogni tratto. Così, se vogliamo chiudere con qualche esempio che ricorre nelle pagine qui offerte agli studiosi, noi troveremo (p. 160) che vocs, per ‘voce’, di una data fase dialettale, sia una molto grave alterazione della parola latina che vi pare esattamente riprodotta. Il francese peindre, e il pénder delle varietà alto-bellunesi (num. 189), sono bene entrambi il riflesso normale e legittimo di ‘pingere’; ma la fase immediatamente anteriore è pénj're péin’re pel francese (cfr. p. 92 n.) e pénźer alle Alpi venete. Se inoltre all’‘amanza’ il francese dice maîtresse e il friulano madresse, non perciò può riconoscersi alcuna affinità radicale fra questi due vocaboli, poichè il primo riviene a *magistrissa, ed il secondo ad *amatrissa. All’incontro è dimostrato, con sicurezza matematica, che tlalg̓ e chiodi o chiovi, sien l’identica parola (p. 357).
- ↑ Com’è secondario un o che vien da u, così, se vogliamo un esempio dall’ordine delle consonanti, è secondario un d che viene da t.