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§ 1. Grigioni; A. Sopraselva: é. 17

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:81|3|0]]20[1]; fiei*r Apoc. 18, 12; schierm Conr., Car. nachtr., ds., germen; vierm Mr. 9, 44 (ma verms pi., Apost. 12 t 23); dasiert desertum,,3, en un lieuc dsiert 14, 13 (ma dserta 23, 38); scwviert (scoperto) 10, 26, aviert ad-aviert apertus 7, 7; 12, 16 (ma: averts avertas 9, 30; 20, 33; 27, 52; e f. d’acc: aver tameng) tierz 16, 21 (ma: terz’hura 20, 3); Merla (eredità[2]) 21, 38; cardienscha 6, 30, ecc. cfr. nura. 107; tschient centum 13, 8; argtent 26, 15*; terratriembel, pi. -triembels num. 155; bieschia[3]



  1. Conr. Car.: travers, ds.: tarviers {en-tarviers; soprasass. id.), traverso. E ancora ds.: il vierf de dieu (soprasass. verf) verbo divino. — Ma insieme col tarviers del lessicografo cattolico noi troveremo che debbano andare anche ils ruviers del nostro testo, 7, 27. Siccome nei passo parallelo, che ò al verso 25, b’ha con vocabolo tedesco: ils fluss, quando altre versioni, e forse tutte, danno uno stesso vocabolo in entrambi i luoghi (p. e. la versione alto-engadinese: flùmSy flumina), così potremmo facilmente esser tentati a cercar nella nostra voce un inflesso di riparia (riviera, fiumana, v. Diez less. s. v.); e il genere mascolino della voce soprasilvana non farebbe certa difficoltà (III, 1). Senonchò, rimarrebbe dall’un canto il grave ostacolo fonetico dell’te per Yé di ér = air r=arj (num. 9), e contrasterebbero, dall’altro, i significati che danno a x rwoier y i lessicografi indigeni (Conr.: ’ruvier, zerstorter platz, wo noch mehr zerstó rt werden kann; gewàsser’; Car.: c ruvier [Matt. 7; veraltet], sturm, platzregen, ueberschwemmung’). Tutto all’incontro si chiarisce se vi riconosciamo il parallelo dell’ital. rovescio (di pioggia; o nella più compiuta forma: riverscio) e del friul. ruviérs (v. per Yu il num. 77). Si tratterebbe di un plurale naturalmente identico al singolare (cfr. davos al num. 126; la figura dittongata può darsi anche al plurale); e i lessicografi avrebbero eruito, dalla forma plurale del nostro passo, che il Carisch cita, un supposto singolare di questa voce antiquata. Resta d’avvertire, che, teoricamente parlando, ruviers si può ragguagliare cosi a c revorsi’ come a «reversi’ (cfr. num. 56); ma dobbiamo preferire, tra le due varietà fondamentali, la prima, e perchè ad essa rivengono le voci corrispondenti di sopra citate, e perchè -vorso entra qui in altra via (num. 126). 9 hderta, con antico dittongo grigione (cfr. l’engadin.), deve essere tratto da *hertar (hartar num. 203), così come stenta (la fatica) da stentar. Cfr. Diez gr II* 269; e la n. al num. 57«.
  2. survient servo del giudice, 5, 25, riviene a servient- = it. sergente, e ha quindi un i etimologico.
  3. ciò comune pure a Gabriel, di cui si hanno esempj nel numero che segue. Quindi in ds. siarp, jdrva, tiarra, piarder, [ciarner; Car.: tscherner], sediala (Car.: sadialla sadella, sitella; cfr. num., 2), siàt, fiasta (e il Car. ha ancora: fenestra fignias tra); — ma tutti all’incontro d’accordo (compreso Conradi): unfiern, unviern, desiert, aviert, tschient, tiarra-triembel, puliedr, miez. Cfr. l’engadineae. — Il ds. cqWie anche mezza neptis, dove Car.: niazza e Conr.: neza niaza. V. ancora l’ult. n. al num. 28, e il num. 29.
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