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18 Ascoli, Saggi ladini, I

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:82|3|0]]bestiame, bieschtg bestia (Car., cfr. num. 108); tester exterus (ps.jester; saung iester sanguis alienus Ebr. 9, 25; tester allato al pi. esters G. 10, 5; ester-s estra L. 7, 6); miez 10, 16 (miezgi mezzodì 12, 42; ma al fem.: meza noig mezza notte 25, 6); antschiet ptc. incepto- 18, 24 (antschetta inceptum, principio, 13, 35)[1] «.[29 30] meass messis 9, 37[2]; sis sex 17, 1, cfr. Schuch.

[31] vok. I,,73, ma in ispecie considera il nostro num. 174; 4 (pi. ~el-s) = -ELLO (cioè: -ell y -elj, -eilj, -zlj, ij, -t, cfr. il num. 112 e l’alto-engadin.): vaschi vascellura 26, 27, Mr. 11, 16, pi. vaschels G. 2, 6, coli, vasohella 9, 17; vadi vitellus L. 15, 23, pi. vadels Ebr. 9, 12; ani anellus L. 15, 22; manti mantellum 27,



  1. Ancora si aggiungerà: antschiess (ca fovan a Bethlehem a sin tut sieu antschiess, che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio, 2, 16, cfr. L. 2, 8; Conr.: antschiess, grànze), che dev’essere ( incessus’(cfr. num. 81), o meglio: «accessus’(cfr. num. 231), nel senso di passo, adito, e quindi confine, territorio. — E non vorremo abbandonare ie = è (num. 23, 28) senza toccar di puliedr, puledro, 21, 2. Qui lo Schuchardt, il quale è in generale troppo inchinevole a stabilire continuatori comuni di lunghe e di brevi, si crea, non so ben come, una e lunga nel mediev. ( pulletro’, e quindi un ie anomalo, = è (ltw., 8). Ma a vocal breve accennano in sicuro modo le forme sincopate sulla stampa del potrò (*pol’dro) spagnuolo e portoghese, cui va raccostata la base del toscano poltracchio. Si tratta veramente di due forme fondamentali romanze, l’una sdrucciola, l’altra piana (pùlidro, pulldro); e s’avrà, mi pare, la chiave compiuta dei varj riflessi della vocale accentata nella piana, quando si riconosca un i nella figura-madre (cfr. Diez less. sec. ediz. s. puledro). L’it. pulèdro e il sicil. pudditru (*pullldru), stanno regolarmente nel riflesso dell’t; e da è = t (num. 42) il soprasilvano sarebbe venuto, per alterazione terziaria, al nostro dittongo, secondo l’analogia del num. 43 (e il dittongo, ma certo per via diversa, della quale altrove si parla, surge anche nel riflesso veneziano: puliéro; cfr., per ora, mariegola = marigola matrlcula). Quindi puliedr spetterebbe realmente al nurn. 43. — Ancora va avvertito, intorno al numero che stiamo per lasciare, come tra le forme collaterali coli’ e intatta, addotte in esso, pud naturalmente invalere la dittongazione seriore, accessoria, di cui parlammo in nota al numero che precede; quindi, p. e., entschiata ds., entschatta Carig., anschatta Car., principio.
  2. Questa ortografia si riproduce nel versetto susseguente, e tre volte in L. 10, 2; ma all’incontro abbiamo la mess da la terra Apoc. 14, 15. Conradi, ligio probabilmente a Gabriel, scrive meass anch’egli; Carisch: miass. Qui abbiamo, in Gabriel, come un prodromo dell’ia di cui è discorso in nota al num. 27; e quanto alla special figura ea, è da vedere l’engadinese e il Cap. II, §,, e anche si può ricordare la vece di ea ia nel rumeno: easke iaske esca, ecc.
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