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LA
Nobilis universitas bobacteriorum Urbis
PER le corporazioni di Roma, anche nel tempo del basso medio evo, si hanno certo più scarse notizie, che non per quelle di Milano e di Firenze, in cui il sistema corporativo fu della massima importanza. Chi poi volesse risalire i secoli barbari, troverebbe invero maggiore oscurità e potrebbe fors’anche smarrirsi attraverso l’intrigato cammino. L’Hartmann, in un recente opuscolo[1], dette in abbozzo una storia delle corporazioni artiere, facendo vedere, fin dove gli fu possibile, la continuazione di esse dall’epoca romana. Durante la republica vi furono, come ben si sa[2], otto collegi di arti; nell’impero aumentarono, e basterebbe scorrere il codice Teodosiano, per poter aggiungere altri nomi di arti ai già noti. Ma questi collegi assunsero natura e forma diversa, col tramutarsi delle condizioni economico-sociali, in cui versava l’antico popolo romano. È noto che questo considerò sempre come precipua fonte di ricchezza la proprietà e la cultura