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La «universitas bobacteriorum Urbis» 139

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio della R. Società Romana di Storia Patria - Vol. XVI.djvu{{padleft:143|3|0]]lavoratori della terra non esisterono mai, venendo essi da lontane regioni ogni anno pei lavori opportuni. Cosi pure il Gatti[1] li disse mercanti di campagna; secondo il Coppi eran così chiamati[2], sul principio del secolo xv (sic) i più notabili degli agricoltori; pel Vendettini[3] equivalgono agli aratori od agricoltori, aggiungendo che altrove significano anche gli esattori del tributo, che si pagava per ogni pezza di terra arata con buoi. Il Papencordt[4] traduce bobacterii con bifolchi, aratori, ed il Reumont[5] con Landwirthe (economi rurali), mentre pel Gregorovius[6] non sono che agricoltori.

Ma noi dobbiamo non tanto ricercare il significato proprio della parola bobacterius quanto precisare quali classi di persone fossero comprese nella corporazione che dai bovattieri prendeva il nome, e quale fosse il campo su cui si estendeva l’esercizio dell’Arte loro. In quanto a questo è chiaro che tale Arte non si limitava al solo bestiame sia da lavoro sia da pascolo e relativo commercio, ma abbracciava tutta intera l’agricoltura. Lo attesta in modo non equivoco la prefazione degli statuti del 1407:

. . . premissa debita meditatione pensantes ac mature considerantes quod si cuique convenit debitum modum dare quod homines sub iuris et equitatis regulis gubernentur, ac per omnia sine alterius iniuria vivant, tanto presidentibus in Arte ipsa convenientius est modum huiusmodi adhibere, quanto Ars ipsa agriculturam continet[7].

Il capitolo XX degli statuti stessi, determinando chi debba appartenere all’Arte ed essere soggetto alla giurisdizione di essa, distingue chiaramente due principali classi:

  1. Stat. dei merc. p. xxiii, nota.
  2. Discorso sull’agric. pp. 30.
  3. Del Sen. rom. p. 281-2.
  4. Cola di Rienzi &c. traduit par L. Boré, 1845.
  5. Gesch. d. St. Rom. III, par. I, pp. 36-7.
  6. Storia di Roma, V, 354.
  7. Prefaz. agli statuti, dal cod. Ottob. 1821.
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