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484 rassegna bibliografica

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu{{padleft:490|3|0]]imperocché l’uomo non possa rimanersi nel mezzo; e se mira alla mediocrità, si trovi a cogliere sempre al di sotto, e s’accasci sulla terra; e rinunciando al cielo, come non agitandosi per la ricerca della vita assoluta, venga a Unire nel nulla. Io quella società nana ogni cosa è dunque monca della sommità. E alla morale manca l’eroismo, alla reggia la musa reale, ai versi la poesia, alla filosofia la metafisica, alla vita l’immortalità, imperocchè manchi Dio in cima di tutto ciò. E se sfuggono il pericolo sfuggendo la grandezza; ed evitano di credere alfine di evitare lo scetticismo; per non avere la giornata di Cheronea, si astengono pure da quella di Salamina. Gente degna d’invidia, voi dite: essi durano già da più che cinquemila anni. Lo credo. Ma dubito assai, che in tutte quelle migliaia d’anni abbiano avuto un sol giorno di vita»[1].

Dalla Cina il Bunsen viene indi ai popoli Batrii. I quali dediti dapprima a superstizioni mitologiche, avevano pure la credenza nella lotta tra la luce e le tenebre: lotta che Zoroastro indirizzava moralmente, insegnando come s’avesse a intendere per la lotta tra ’l bene e il male. Questo si proponeva; ma, alla pari di Socrate, quale ateo e fazioso era sottoposto al giudizio de’ Seniori. Sicuramente egli esponeva loro che senza volere in nulla opporsi e contrastare al culto emblematico delle due forze[2], era di parere che si avesse a interpetrare e mettere in armonia col culto dovuto alla divinità; il quale consisteva nell’offerirgli la purezza morale e la virtù. Esponeva, come non fosse suo intendimento di assegnare un uguale governo sul mondo al genio del bene che a quello del male; imperocchè dando al primo tutta la potenza produttrice del vero e del buono, cioè dell’essere; al secondo non attribuiva che i fenomeni del non essere: il quale però, per il medesimo suo principio, col tempo aveva a cedere e a scomparire davanti il continuo espandersi del primo. [3] Poco a

  1. Edgar Quinet, Le Genie des religions, Lib. III, pag. 224-5. Edizione Paguerre, 1857.
  2. «il est deux Génies; également libres, ils régnent sur la pensée, la parole et l’action; ce sont le bon et le méchant. Entra eux deux il faut choisir; choisissez donc le bon Génie» (pag. 118).
  3. Pag. 124.
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