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canto quarto. | 93 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu{{padleft:122|3|0]]
E saría più laudabile parere,
Tosto che m’accadesse a far vïaggio
Da un loco a un altro, com’era mia usanza,
Di salvar quella in più sicura stanza.
61 Côrre il tempo potea la prima volta
Che, per non ritornar la sera, andassi;
Chè spesso aveva in uso andare in volta
Per riparar, per riveder i passi.
Gualtier (che così avea nome) l’ascolta,
Nè vuol ch’indarno il buon consiglio passi:
Pensa mandarla in Scozia, ove di quella
Il padre era signor di più castella.
62 Quindi segretamente alcune some
Delle sue miglior cose in Scozia invia.
Io do la voce d’ir a Londra; e, come
Mi pare il tempo, il dì[1] mi metto in via;
Ed ei con Cintia sua (chè così ha nome),
«Senza sospetto di trovar tra via
Cosa ch’all’andar suo fosse molesta,»[2]
Dal castello esce, ed entra in la foresta.
63 Con donne e con famigli disarmati
La via più dritta in verso Scozia prese:
Non molto andò, che si trovò agli agguati,
Nell’insidie[3] che i miei gli avean già tese.
Avev’io alcuni miei fedel mandati,
Che co’ visi coperti in strano arnese
Gli fûro addosso, e tolser la consorte,
E a lui di grazia fu campar da morte.
64 Quella portano in fretta entro una torre,
Fuor della gente, in loco assai rimoto;
Donde a me senza indugio un messo corre,
Il qual mi fa tutto il successo noto.
Io già avea detto di volermi tôrre
Dell’isola; e la causa di tal moto
Era, ch’udiva esser Rinaldo a Carlo
Fatto nimico, ed io volea ajutarlo.
65 Agli amici fo molto; e, come io voglia
Passar quel giorno, in verso il mar mi movo;