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112 | i cinque canti. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu{{padleft:141|3|0]]
Le quai venisser, fuor d’ogni uman uso,
Forse per magica arte, ad incontrarsi.
Cotali in Delo[1] esser doveano, quando
Andava per l’Egeo l’isola errando.
54 All’accostarsi, al ritener del passo,
All’abbassar dell’aste ad una guisa,
Sembra cader l’orrida Ercinia[2] al basso,
Che tutta a un tempo sia dal piè succisa:[3]
Un fragor s’ode, un strepito, un fracasso,
Qual forse Italia udì quando divisa
Fu dal monte Appennin quella gran costa[4]
Che su Tiféo per soma eterna è imposta.
55 Al giunger degli eserciti si spande
Tutto il campo di sangue e ’l ciel di gridi:
A un volger d’occhi in mezzo e dalle bande
Ogni cosa fu piena d’omicidî:
In gran confusïon tornò quel grande
Ordine, e non è più chi regga o guidi,
O chi oda vegga; chè conturba e involve,
Assorda e accieca il strepito e la polve.
56 A ciascuno a bastanza, a ciascun troppo
Era d’aver di sè medesmo cura.
La fantería fu per disciôrre il groppo,
Perduto ’l lume in quella nebbia oscura:
Ma quelli da cavallo al fiero intoppo
Già non ebbon la fronte così dura;
Le prime squadre súbito e l’estreme
Di qua e di là restar confuse insieme.
57 Le compagníe d’alcuni che promesso
S’avean di star vicine, unite e strette,
E l’un l’altro in ajuto essersi appresso,
Nè si lasciar, se non da morte astrette,
In modo si disciolser, che rimesso
- ↑ Vedi Virgilio, Æneid., libro III, v. 73 seg. — (Molini.)
- ↑ Ercinia, vastissima selva della Germania, detta oggi Foresta nera. Ne parla G. Cesare, Comment., libro VI. — (Molini.)
- ↑ Esempio da profittarne pel Vocabolario, che non ne ha del cinquecento; e negli addotti parlasi non d’alberi, ma di fiori.
- ↑ La costa di Sicilia, per quello che sembra; sebben Tifeo, come canta l’autor medesimo nel Capitolo X, sia sepolto sotto i vulcani della vicina Ischia. — Come la Sicilia fosse divisa (unitamente forse a quelle che si chiamano Isole Eolie, e alle altre finitime) dal continente d’Italia, ce lo narrano a gara e gli storici e i poeti del Lazio più conosciuti. — (Molini.)