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114 | i cinque canti. |
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Per vietargli il cammin nessun gli aspetta,
Non è chi lor s’opponga o che s’affacci;
Ma in quella parte ove li veggon vôlti,
Tutti le spalle dán, nessuno i volti.
62 Come da verde margine di fossa,
Dove trovato avean lieta pastura,
Le rane soglion far súbita mossa
E nell’acqua saltar fangosa e scura,
Se da vestigio uman l’erba percossa
O strepito vicin lor fa paura;
Così le squadre la campagna aperta
A Durindana cedono e a Fusberta.
63 Li duo cugin, di lance provveduti
(Che d’olmo l’un, l’altro l’avea di cerri),
S’andaro incontro, e i lor primi saluti
Fûro abbassarsi alle visiere i ferri.
I duo destrier che senton con che acuti
Sproni alli fianchi il suo ciascuno afferri,
Si vanno a ritrovar con quella fretta
Che uccel di ramo o vien dal ciel saetta.
64 Negli elmi si feriro a mezzo ’l campo
Sotto la vista al confinar de’ scudi:
Sonâr come campane, e gittâr vampo
Come talor sotto ’l martel gl’incudi.
Ad amendui le fatagion[1] fur scampo
Che non potero, entrarvi i ferri crudi:
L’elmo d’Almonte e l’élmo di Mambrino
Difese l’uno e l’altro paladino.
65 Il Cerro e l’olmo andò, come se stato
Fosse di canne, in tronchi e in schegge rotto:
Mise le groppe Brigliador sul prato,
Ma, come un caprio snel, sorse di botto.
L’uno e l’altro col freno abbandonato,
Dove piacea al cavallo, era condotto,
Coi piedi sciolti e con aperte braccia,
Riverso a dietro, e parea morto in faccia.
66 Poi che per la campagna ebbono corso
Di più di quattro miglia il spazio in volta,
- ↑ Esempio notabile, tuttochè un altro se ne trovi pure nel Furioso, can. XII, st. 67. Sembra a noi posto per Opera di fattucchiería, Incantesimo in genere; e non per alcuna specie particolare d’incanto.