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frammento primo. | 133 |
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Spianato il Fôro di Pompilio resta.
38 Si vede quando Romoaldo, e quando
Di Lupo e quando d’Ariperto il figlio,
Or Sisulfo, or Teodoro, or Liutprando,
Aistulfo, Desiderio e Rachisiglio,
Quando cacciati, quando altri cacciando,
L’afflitta Italia pôr tutta in scompiglio;
E da quest’arme il Pastor santo oppresso,
A Francia per favor ricorrer spesso.
39 Però si vede poi Carlo Martello,
Carlomano, Pipino e ’l maggior Carlo,
Quando reprimer questo, e quando a quello
Levar le forze, e all’ultimo cacciarlo;
E tutta via arrecar nuovo flagello
Al Bel Paese, e spesso in preda darlo;
Nè l’infelice, per mutar signore,
Fa sua condizïon però migliore.[1]
40 Dall’Alpi scende Lodovico, irato
Contr’al nipote che la regge e frena;
E poi che gli ha l’esercito spezzato.
Fra molte uccisïon preso lo mena:
Nel cui loco Lotario incoronato,
Di tanta gente ha la contrada piena,
Che vien di Francia, ch’a pena vi cape;
Per tutto uccide, arde, ruina e rape.
41 Poi prende il padre, benchè preso molto
Non lo ritenga: pur dà occasione
Che ’l saracino stuol d’Africa sciolto
Entra in Sicilia, e tutta a sacco pone
Civitavecchia; indi, all’Italia vôlto.
Getta per terra uccise le persone;
Assedia Roma, i borghi arde e ruina
Per tutta l’Appia e per la via Latina.
42 E di Pietro e di Paolo arde le chiese,
Il monte Cassinate e San Germano;
Indi per Ostia assalta il Calavrese;
Passa a Tarento, e lo fa eguale al piano.
Lotario il figlio a rinnovar l’offese
A tutta Italia manda capitano:
Tornano i Mori, e va il Piceno a sacco,
- ↑ Versi degni di memoria.
ariosto. — Op. min. — 1. | 12 |
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