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Entran di notte, e prima ch’esca il giorno
Spinti da’ Neri se ne vanno, senza
Mai volger fronte, non che far ritorno:
Indi in Pistoja fan tal resistenza,
Che chi cacciati gli ha fugge con scorno;
E ’l duca di Calabria, che condotto
Aveano i Neri, è vôlto in fuga e rotto.

82 Si vede l’avarizia e la viltade
Di Rodolfo tedesco, che a contanti
Vende a’ Lucchesi la lor libertade,
A’ Fiorentini e agli altri circostanti:
E poco dopo, poi ch’Alberto cade
Per man del suo nipote, vedi alquanti
Vendicarsi le terre che già fôro
Da Cesar date alla custodia loro.

83 Mantoa per suo signor Passerin prende;
La terra d’Antenor prende il Carrara;
Quel dalla Scala la città che fende
L’acqua che per Fosson[1] poi si fa amara:
Modena al marchese Obizo s’arrende,
Che con la vita poi perde Ferrara
Per man del suo figliuol, che in sua difesa
Move il Leon del mar contra la Chiesa.

84 Manda Clemente il Pelangura in fretta.
Par che Flisco crudel espugni intanto
Castel Tedaldo, e che la patria metta
A ferro e foco tutta da quel canto;
Di che poi fanno i cittadin vendetta:
Ma tosto lor fa rinnovare il pianto
Un Catalan, che taglia quante teste
Trova in favor de’ principi da Este.




  1. Nome dato alla foce principale dell’Adige, per cui quel fiume sbocca nell’Adriatico.
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