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156 satira prima.

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87Pavol, Giovanni e il mastro Nazzareno.
  Ma se fin dove col pensier penetro,
Avessi a penetrarvi occhi lincei,
90O i muri trasparesser come vetro;
  Forse occupati in casa li vedrei,
Che giustissima causa di celarsi
93Avrían dal sol, non che dagli occhi miei.
  Ma sia a un tempo lor agio di ritrarsi,
Ed a noi contemplar sotto il cammino
96Pei dotti libri i saggi detti sparsi.
  Che mi môva a veder monte Aventino,
So che vorresti intendere, e diròlti:
99È per legar tra carta, piombo e lino,[1]
  Sì che tener che non mi sieno tolti
Possa, pel viver mio, certi bajocchi
102Che a Milan piglio,[2] ancor che non sian molti:
  E provveder ch'io sia il primo, che mocchi[3]
Sant'Agata, se avvien che al vecchio prete,
105Sopravvivendogli io, di morir tocchi.
  Dunque io darò del capo nella rete
Ch'io soglio dir che 'l diavol tende a questi
108Che del sangue di Cristo han tanta sete?
  Ma tu vedrai, se Dio vorrà che resti
Questa chiesa in man mia, darla a persona
111Saggia e scïente e di costumi onesti,
  Che con periglio suo poi ne dispona:
Io nè pianeta mai nè tonicella,
114Nè chierca vo' che in capo mi si pona.
  Come nè stole, io non vo' ch'anco anella[4]
Mi leghin mai, che in mio poter non tenga
117Di elegger sempre o questa cosa o quella.
  Indarno è, s'io son prete, che mi venga


  1. Per ottenere una bolla o chirografo del papa, che suole scriversi in pergamena, con sigillo in piombo appeso a una cordicella. — (Barotti)
  2. Vedi la nota al v. 110 della Satira II.
  3. Preferiamo la spiegazione datane dal Barotti: «che buschi, che netti (dicesi ancora in questo senso Ripulire), che tiri a me; quasi smoccoli. È voce del volgo, e furbesca.» Sant'Agata è titolo di un benefizio ecclesiastico in Romagna, allora posseduto da un vecchio prete suo consanguineo. Vedi Baruffaldi, Vita ec., pag. 112. L'Ariosto aspirava ad ottenere la successione a questa prebenda parrocchiale sino dal mese di novembre del 1511. Vedi, tra le raccolte verso il fine del volume II, la Lettera I; e i seguenti versi 130 a 141.
  4. Sottintendi, nuziali. — (Molini.) — Proposito che poi non si crede che mantenesse, com'è a mantenersi uno dei più difficili.
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