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276 egloga.

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  Ma chi notizia avea di lei più innante,
Estollea più l’angelica beltade
267Dell’altissimo ingegno, e l’opre sante.[1]
  Davano a lei quell'inclita onestade,[2]
Che giunta con beltà, par che si stime
270Al nostro tempo ritrovarsi in rade.
  Locavan fra le glorïose e prime
Virtuti d’ella, il grande animo, sopra
273Il femminil contegno, alto e sublime;
  Ond’esce quella degna ed util opra,
La qual non pur nei buoni irraggia e splende,
276Ma negl’iniqui par che ’l vizio copra:
  Parlo della virtù che dona e spende;[3]
In che fulge ella sì, che d’ogn’intorno
279I raggi vibra, e i prossimi n’accende.
  Tant’altre laude sue dette mi fôrno,
Che pria che ad una ad una fuor sian spinte,
282Temo che tutto non ci basti un giorno.
  Melibeo.Son queste cose indarno a me dipinte,
Chè se per l’altmi dir tu note l’hai,
285Io per esperïenza le ho distinte.
  Ma volta gli occhi, e là Mopso vedrai;
Sicchè non poter star più teco dôlmi:
288Onde conchiudo brevemente ormai:
  Che come ben confan le viti e gli olmi,
Confanno i due consorti; e Dio gli scelse
291Maggior degli altri, quanto tra gli colmi
  Dell’umil case escon le terre eccelse.




  1. Farebbe opera, come a noi pare, giusta e pietosa chi imprendesse a purgare la memoria di questa donna, se non dalle colpe vere o probabili, almeno dalle calunnie dei romanzisti oltramontani.
  2. L’autore della Vita inedita di Alfonso, più volte citato, così parla di lei, nel cap. V di essa Vita: «Fu... di venusto e mansueto aspetto; prudente, di gentilissime maniere negli atti, e nel parlare di molta grazia e allegrezza; et al suo sposo e signore obsequentissima. E come, allora in Ferrara, venendo a marito questa singolarissima signora, le gentildonne e cittadine usavano abiti ne’ quali mostravano le carni nude del petto e delle spalle, così essa... signora introdusse il portare ed uso di gorgiere, che velavano tutta quella parte, dalle spalle sino sotto alli capelli. E non solo nel vestire, ma anco ne’ costumi e religione, dètte questa principessa ottimi esempi alla cittade e sudditi.»
  3. Fra le molte virtù che adornarono la duchessa Lucrezia, si celebrò ancora la somma sua liberalità verso i letterati ed i poveri, come notò il Frizzi. — (Lampredi.)
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