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10 i cinque canti.

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Fa per sè ancor, se fa per la sorella.

21 Ella dicea, che come universale
Biasmo di lor, son di Morgana l’onte,
Far se ne debbe ancor vendetta tale,
Che sol non abbia da patirne il Conte,
Ma che n’abbassi ognun che sotto l’ale
Dell’aquila superba[1] alzi la fronte:
Propone ella così, così disegna,
Perchè Ruggier di nôvo in sua man vegna.

22 Sapeva ben che fatto era cristiano,
Fatto barone e paladin di Carlo;
Chè se fosse, qual dianzi era, pagano,
Miglior speranza avría di ricovrarlo:
Ma poi che armato era di fede, in vano
Senza l’ajuto altrui potría tentarlo;
Chè se sola da sè vuol fargli offesa,
Gli vede appresso troppo gran difesa.

23 Per questo avea fier odio, acerbo sdegno,
Inimicizia dura e rabbia ardente
Contra re Carlo e ogni baron del regno,
Contra i popoli tutti di Ponente;
Parendo a lei che troppo al suo disegno
Lor bontà fosse avversa e renitente;
Nè sperar può che mai Ruggier s’opprima,
Se non distrugge Carlo insieme, o prima.

24 Odia l’imperator, odia il nipote,
Ch’era l’altra colonna a tener dritto
Sì, che tra lor Ruggier cader non puote,
Nè da forza d’incanto essere afflitto.
Parlato ch’ebbe Alcina, nè ancor vôte
Restâr d’udir l’orecchie altro delitto,
Chè Fallerina pianse il drago morto,
E la distruzïon del suo bell’orto.

25 Poi ch’ebbe acconciamente Fallerina
Detto il suo danno e chiestone vendetta,
Entrò l’arringo e tennel Dragontina
Fin che tutt’ebbe la sua causa detta;
E quivi raccontò l’alta rapina
Ch’Astolfo ed alcun altro di sua setta
Fatto le avea dentro alle proprie case,

  1. Sotto la protezione di Carlo imperatore.
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