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404 | rinaldo ardito. |
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Movendosi il pagan d’empia statura.
61 Il primo che scontrò con la fiera asta,
Fu Rodoardo sir di Lamporeggio:
Gagliardo fu, ma al colpo non contrasta,
Chè a terra cade, e non gli avvenne peggio.[* 1]
Poi che la lanza in mille pezzi è guasta,
Il brando tira, e grida: — Oggi preveggio
Il modo di sbramarmi a sangue e morte,
E provar quanto ogni cristiano è forte. —
62 Vide il Danese il danno de’ Cristiani,
E il suo Dudone e Bradamante appella,
Che era in la schiera delli due germani.
Costei del buon Rinaldo era sorella,
Gagliarda, ardita ed a menar le mani
Atta non men che un Paladino, e bella:
Altra Camilla, altra Pentesilea,
Che armata sol per Cristo combattea.
63 Entrò la dama nel calcato stormo
Insieme con Dudon, gridando forte:
— Ora, canaglia, insieme vi distormo,[1]
Chè tutti meritate acerba morte:
Io più di voi[2] non son legata o dormo,
Che sì pensate, penso, a trista sorte; —
E con la lanza un cavalier percusse
Chiamato Armeno, e credo Armeno fusse.
64 Poi trasse il brando la gagliarda dama,
E gettò morto un giovinetto al piano,
Qual da Turpino Chiarïol si chiama,
D’abito e nascimento sorïano,
Venuto di Soría per la gran fama
Del gran re Carlo e del popol cristiano;
E lassò il padre suo senza altro erede,
Giurando tornar presto alla sua fede.[3]
65 Glorio, Lampruccio e Meleardo uccise,
Tutti Africani e tutti e tre di Egitto:
Col brando il capo ai dui primi divise,
L’altro di punta fu nel cuor trafitto.
- ↑ Pongo in rotta la nostra schiera, vi sbaraglio.
- ↑ I primi editori, facendo imprimere di vui, spiegarono: da voi.
- ↑ Così nel Manoscritto; ma il dottor Alessandro Torri, benemerito di questa edizione, prima di noi sospettava che debba leggersi sede.
- ↑
- Che il gettò a terra, e non gli fece peggio.