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412 | rinaldo ardito. |
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Ma pur di doglia esterminata il preme:
E se non era allor l’elmo sì forte,
Condutto era Olivier pel colpo a morte.
99 Ma buona pezza stette strangosciato
Per quel gran colpo il paladin marchese;
E pregione era, se non era aitato
Da Ganelon, che a forza lo difese.
Prese una lanza, e nel sinistro lato
Percosse Ardubalasso e a terra il stese;
Chè contra lui sì inopinato venne,
Che ’l Saracino in sella non si tenne.
100 Risorse, intanto, il gran signor di Vienna,
E forte combattea col brando in mano:
Così fa Gan, che tocca e non accenna,
E questo occide e quel riversa al piano.
Ma non val lor con brando e con antenna
Ferir, chè sol sono Oliviero e Gano
Or capi tra’ Cristiani in tal tenzone:
Preso[* 1] è Dudone, Astolfo e Salomone.
101 E Bradamante col suo Ricciardetto
Si pose in schiera, come fu ordinato,
Per far col sir di Montalban l’effetto,
Che di sopra poco anzi io vi ho narrato.
Però il Danese, che avea tal respetto,
Vuol che sia ajuto ai combattenti dato;
E in battaglia Turpin presto mandava
Con la sua schiera, di ordine la ottava.
102 E subito parlò del fatto ordito
Contr’a’ Pagani al sacro imperatore;
Ed ordinòsse, allor che Carlo uscito
Con la sua schiera di ordinanza fuore,
L’inimico da un canto abbia assalito,
Sentendo in quella parte il gran rumore,
E inteso di Rinaldo il duro assalto,
In quella parte[* 2] allor debbia far alto.
103 Turpino, intanto, tanti fatti fece,
Ch’io non ricordo, e con brando e con lanza,
Che parve un fuoco entrato nella pece,
Che Dio li accrebbe il lustro e la possanza.
Tutte le schiere de’ Cristian rifece,