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canto quarto. | 429 |
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E in varî modi dimostrò l’amore
Che ai suoi portava; a chi con dignitade,
A chi con roba,[* 1] a chi con altro onore:
A chi dona castella, a chi cittade;
E a varii mostra variamente il cuore,[1]
Con tal misura e tal provvedimento,
Che ognun di lui quel dì restò contento.
28 Mentre era questo[* 2], nella regia sala
Si vide un messaggiero in fretta entrare,[* 3]
Quale era appena al sommo della scala,
Che Carlo il vide e a lui il fece andare:
Súbito quel li espose, come cala
Gualtier dal monte, e affretta il camminare,
Perchè inteso ha che Carlo è in gran periglio,
E di affrettarsi ha preso per consiglio.
29 — Con lui è Desiderio di Pavia,
Che al Sepulcro seguirti si dispone,
Con altri gran signori in compagnia;
E seco viene ancor papa Leone,[2]
Con cardinali e magna chierichia,
Per annullar la legge di Macone:
Tutti, signore, vengono a ajutarti,
E mi han mandato avanti ad avvisarti.—
30 Così disse il messaggio, e da poi tacque,
Per non passare del suo uffizio il segno.
A Carlo molto la novella piacque,
Per sua onoranza e sicurtà del regno:
Bench’i Pagani ormai sian messi all’acque,[3]
Pur temea ancor non li movesse a[4] sdegno
A rifar testa e ritornare a drieto;
E con più gente, sta col cuor più quieto.
31 Iddio ringrazia, e per molto cattolico
Loda Leone allor sommo pontifice,
- ↑ Verso di soverchio alla stanza. — (A.-G.)
- ↑ Leone III. — (A.-G ) — Se non che taluno porrà qui mente all’abuso che poeti e romanzieri sempre fecero della storia; tra’ quali abusi il più grave nè il più pernicioso non è certamente quello di aver posto Carlo Magno e re Desiderio tra i crocesegnati.
- ↑ Cioè, ridotti a mal punto — (A.-G.)
- ↑ Questa particella è nel Manoscritto, ma (come sembra) per mero scorso di penna.