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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu{{padleft:477|3|0]]
Quanto il bene, e stimar l’utile e ’l danno,
24Rendere alla fatica il premio uguale.
Non è più tempo a lei mostrar l’affanno
E domandar mercè, chè mie parole
27Senza frutto coi venti in aria vanno:
Ma ben temp’è narrando[1] a chi console,
E mi curi, e m’insegni a liberarmi;
30Però che al mal rimedio esser pur suole.
Non è più tempo ch’a memoria trarmi
Debba, quando talor parve cortese
33D’un dolce sguardo, e degnava parlarmi:
Ma ben tempo è mirar l’ore mal spese,
Oltraggi, gelosíe, tanti martirî,
36Suo’ sdegni ingiusti, e mille e mille offese.
Non è più tempo che per lei sospiri,
E quindi vento alle gonfiate vele
39Alla altezza[2] sua da me s’aspiri:
Ma ben temp’è che il sospirar rivele,
De’ giorni persi mi rincresca, quanto
42Non poterne sperar lungi querele.
Non è più tempo che mie luci in pianto
Estinguer lasci, benchè fusser quelle
45Che mia nemica al côr laudavan tanto:
Ma temp’è ritirarle infino ch’elle
Veggian vendetta, che via il tempo porti
48Maggior pietate alle maniere belle.
Non è più tempo che il desir trasporti
Miei passi, che per lei cerchino i tempî,
51Sale, teatri, vie, campagne ed orti:
Ma ben tempo è fuggir da’ suoi lumi empî,
Pari in effetto a quei del basilisco,
54Perchè più Amor del suo veleno m’empi.
Non è più tempo in stil moderno e prisco
Ch’io cerchi che sua fama eterna viva,
57Ch’alla superbia sua materia ordisco:
Ma ben temp’è ch’io pensi, parli scriva,
Di dì, di notte, ove io mi fermi vada,
60Quanta causa a mia morte indi deriva;
Talchè stia in sella Sdegno, ed Amor cada.