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468 | canzoni. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu{{padleft:497|3|0]]
Ed Alba,[1] e l’una e l’altra
80Mi stringe e prega che di sè mi caglia;
Giovanette ambe, ognuna bella e scaltra,
E non mai stanca di ballare a prova.
Nisa, sanguigna di colore, agguaglia
Le rose e i fior vermigli;
85Alba, i ligustri e gigli.
Ma altre arme non fian[2] mai con che m’assaglia
Amor, n’altro legame ond’ei mi stringa,
Se ben tornasse ancor Dafne e Siringa. —
Di nuovo Amor scherzando, come pria,
90D’alto diletto immenso
N’empie, e conferma il dolce affetto ardente.
Così le notti mie liete dispenso;
E pria ch’io faccia dalla donna mia
Partita, veggio al balcon d’orïente
95Dall’antico suo amante
L’Aurora vigilante;
E gli augelletti odo soavemente
Lei salutar, ch’al mondo riconduce
Nel suo bel grembo la novella luce.
100Canzon, crescendo con questo ginepro,[3]
Mostrerai che non ebbe unqua pastore
Di me più lieto e più felice, Amore.
VI.[4]
Deh chi sent’io, mie dolci rive amiche,
Che pur di sen vi svelle
Mio bel Genebro, e ’n quelle
Altre il ripon di voi tanto nemiche,
- ↑ In altro sonetto bucolico di esso Varchi: «La mia pastoral canna da cui brama Esser Nisa cantata e l’Alba.»
- ↑ E qui pure le altre stampe: sian.
- ↑ Il Varchi scrisse ginebro, rimando con Tebro, nel sonetto di cui già riportammo i primi sei versi: «Testimon questa selce e quel ginebro.»
- ↑ Luigi Maria Rezzi, che primo diè in luce questa canzone (Roma, tip.delle B. Arti, 1835), molto si affaticò a dimostrarcela come opera genuina di Lodovico Ariosto; ma le sue ragioni riuscirono appena a farcela credere della