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canto primo. 21

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Uscì del porto e dei sicuri stagni.
Restare a dietro, anzi fuggir parea
Il lito, ed occultar tutti i vivagni:[1]
Indi l’Alpe a sinistra apparea lunge,
Ch’Italia in van da’ Barbari disgiunge:

72 Indi i monti ligustici, e riviera
Che d’aranci e di sempre verdi[2] mirti
Quasi avendo perpetua primavera,
Sparge per l’aria i bene olenti spirti.[3]
Volendo il legno in porto ire una sera
(In qual a punto io non saprei ben dirti),
Ebbe un vento da terra in modo all’orza,
Ch’in mezzo il mar lo fe tornar per forza.

73 Il vento tra maestro e tramontana,
Con timor grande e con maggior periglio,
Tra l’orïente e mezzodì allontana
Sei dì senza allentarsi unqua il naviglio.
Fermòssi al fine ad una spiaggia strana,
Tratto da forza più che da consiglio,
Dove un miglio discosto dall’arena
D’antiche palme era una selva amena:

74 Che per mezzo da un’acqua era partita
Di chiaro fiumicel, fresco e giocondo,
Che l’una e l’altra proda avea fiorita
Dei più soavi odor che siano al mondo.
Era di là dal bosco una salita
D’un picciol monticel quasi rotondo,
Sì facile a montar, che prima il piede
D’aver salito, che salir si vede.

75 D’odoriferi cedri era il bel colle
Con maestrevol ordine distinto;
La cui bell’ombra al sol sì i raggi tolle,
Ch’al mezzodì dal rezzo è il calor vinto.
Ricco d’intagli, e di soave e molle
Getto di bronzo, e in parti assai dipinto,
Un lungo muro in cima lo circonda,
D’un alto e signoril palazzo sponda.


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  1. Vivagni: propriamente estremità della tela: qui per estremità de’ lidi del mare, a imitazione di Dante, Inf. XIV e XXIII; e Purg. XXIV.— (Barotti.)
  2. Il Barotti: «Che con aranci e sempre verdi.»
  3. I bene olenti spirti: frase lat., aliti di buon odore; buoni e soavi odori. Lucrezio, l. 3: Spiritus unguenti suavis diffugit in auras. — (Barotti.)
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