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canto secondo. | 33 |
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Or divenuto era il Sospetto istesso;
E, come morte la ragion di prima
Avesse in lui, gli parea averla appresso.
Ma ritornando al mio parlar di prima,
Che per questo in oblio non l’avea messo;
Alcina se ne va dove sul tergo
D’un alto scoglio ha questo spirto albergo.
18 Lo scoglio ove ’l Sospetto fa soggiorno,
È dal mar alto da seicento braccia,
Di rovinose balze cinto intorno,
E da ogni canto di cader minaccia.
Il più stretto sentier che vada al Forno,
Là dove il Garfagnino il ferro caccia,[1]
La via Flaminia o l’Appia nomar voglio,
Verso quel che dal mar va in sullo scoglio.
19 Prima che giunghi alla suprema altezza,
Sette ponti ritrovi e sette porte:
Tutte hanno con lor guardie una fortezza;
La settima dell’altre è la più forte.
Là dentro, in grande affanno e in gran tristezza,
Chè gli par sempre a’ fianchi aver la morte,
Il Sospetto meschin sempre s’annida;
Nessun vuol seco e di nessun si fida.
20 Grida da’ merli e tien le guardie deste,
Nè mai riposa al sol nè al cielo oscuro;
E ferro sopra ferro e ferro veste:
Quanto più s’arma, è tanto men sicuro.
Muta ed accresce or quelle cose or queste
Alle porte, al serraglio, al fosso, al muro:
Per darne altrui, munizïon gli avanza;
E non gli par che mai n’abbia a bastanza.
21 Alcina, che sapea ch’indi il Sospetto
Nè a prieghi nè a minacce vorría uscire,
E trarnelo era forza al suo dispetto,
Tutto pensò ciò che potea seguire.
Avea seco arrecato a questo effetto
L’acqua del fiume che fa l’uom dormire,
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- ↑ Dice che, al confronto di quel viottolo per cui si saliva allo scoglio abitato dal Sospetto, poteva darsi il nome di via Flaminia e di via Appia al più stretto e difficile sentieruolo che conduce al villaggio detto il Forno Volasco nella Garfagnana, nel quale a’ giorni dell’Ariosto il ferro cavato dai vicini monti, si separava ne’ forni della terra. — (Barotti.)