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canto secondo. | 35 |
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Che notte e dì l’affligge, cruccia ed ange,
E più che sopra un sasso in letto il frange.
27 Gli par veder che lasci il Reno e l’Erra
Il popol già trojano e poi sicambro,[1]
Ed apra l’Alpi e scenda nella terra
Che riga il Po, l’Adda, il Ticino e l’Ambro:[2]
Veder s’aspetta in casa sua la guerra,
E sua ruina più chiara che un ambro;
Nè più certo rimedio al suo mal trova,
Che centra Francia ogni vicin commova.
28 E come quel che gran tesori uniti
Avea d’esazïoni e di rapine,
Ed avea i sacri argenti convertiti
In uso suo dalle cose divine;
Con doni e con proferte e gran partiti
Collegò molte nazïon vicine,
Come già il conte di Pontier gli scrisse
Prima che dalla corte si partisse.
29 Tutta avea Gano questa tela ordita,
Che ’l Longobardo dovea tesser poi;
E quella poi non era oltre seguita,
E fin qui stava ne’ principii suoi.
Or la mente, d’un stimolo ferita
Peggior di quel che caccia asini e buoi,
Conchiuse e fece nascer come un fungo
Quel che più giorni avea menato in lungo.
30 Fe in pochi dì che Tassillone, ch’era
Suo genero e cugin del duca Namo,
Tutta la stirpe sua fuor di Baviera
Cacciò, senza lasciarvene un sol ramo:
Fe similmente ribellar la fera
Sansogna, e ritornare al re Gordamo:
E trasse, per pôr Carlo in maggior briga,
Con gli Ungheri i Boemi in una liga;[3]
- ↑ «L’opinione che i Franchi o Francesi derivassero dai Trojani (da Francione figlio di Ettore) perseverò fino al secolo 16°, come fu anche notato dal signor Agostino Thierry.» (Centofanti, Frammento di lezione sul Veltro Allegorico di Dante, pag. 68.)
- ↑ L’Ambro (comunemente il Lambro) è un picciol fiume che scorre al levante di Milano, e irriga buon tratto della Lombardia. Al v. 6, ambro per ambra in forza della rima. — (Molini.)
- ↑ Le sollevazioni e le leghe contro alla Francia e all’Inghilterra, che in
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