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36 i cinque canti.

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31 E ’l re di Dacia e il re delle due Marche
Pôr[1] tra la Frisa e ’l termine d’Olanda
Tante fuste e galee, caracche e barche,
Per gir nell’Inghilterra e nell’Irlanda,
Che per fuggir avean le some carche
Molte terre da mar da quella banda.
Da un’altra parte si sentiva il vecchio
Nemico in Spagna far grande apparecchio.

32 Tutto seguì ciò ch’avea ordito Gano,
Ch’era d’insidie e tradimenti il padre.
Fu suscitato Unuldo l’aquitano
A soldar genti fazïose e ladre:
Mettendo terre a sacco, capitano
Di ventura[2] era detto dalle squadre;
Nascosamente da Lupo ajutato,
Di Bertolagi di Bajona nato.

33 Fêr queste nuove, per diversi avvisi
Venute, a Carlo abbandonar le feste,
E a donne e a cavalieri i giochi e i risi,
E mutar le leggiadre in scure veste.
De’ saccheggiati popoli ed uccisi
Per ferro, fiamme, oppressïoni e peste,
Le memorie passate ad ora ad ora
Prometteano altrettanto e peggio ancora.

34 O vita nostra di travaglio piena,
Come ogni tua allegrezza poco dura!
Il tuo gioir è come aria serena,
Che alla fredda stagion troppo non dura:
Fu chiaro a terza il giorno, e a vespro mena
Subito pioggia ed ogni cosa oscura.
Parea ai Franchi esser fuor d’ogni periglio,
Morto Agramante e rotto il re Marsiglio;

[3]

  1. Riuscirebbe questa stanza d’impossibile interpretazione, ove così non si leggesse col Barotti e con altri (il Molini ha Poi, con una dichiarazione che non arriviamo ad intendere). Nel qual modo torna, secondo noi, facile il senso: E fece (Gano) il re di Dacia e il re delle due Marche porre (o che i re ec. ponessero) tra la Frisa ec. tante fuste e galee ec. per andare nell’Inghilterra e nell’Irlanda, che molte terre marittime da quella banda (gli abitanti delle coste inglesi e irlandesi) avevano già caricate le some per fuggire.
  2. Idee, come ognun vede, di tempi posteriori.
  3. questa e nelle ottave seguenti si accennano dall’Ariosto, avvennero veramente, e quasi tutte, a’ tempi di Carlo Magno. — (Barotti.)

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