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62 | i cinque canti. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu{{padleft:91|3|0]]
Il popol duro fece umile e pio,
E ubbidïente alli precetti suoi.
Poi la mostrò il demonio a Macon rio,
A perdizion degli Afri e degli Eoi:
La tenea in bocca predicando, e valse
Ritrar chi udiva alle sue leggi false.
23 Gano, avendo già in ondine l’orsojo,[1]
Di sì gran tela apparecchiò la trama;
E quel demon che d’uno in altro cojo[2]
Si sa mutar, a sè dall’anel chiama.
— Vertunno, disse, di desir mi muojo
Di fornir quel che da me Alcina brama;
E pensando la via, veggio esser forza
Che d’alcun ch’io dirò, tu pigli scorza. —
24 E le parole seguitò, mostrando
Che tramutar s’avea prima in Terigi;
Terigi che scudiero era d’Orlando,
Venuto da fanciullo a’ suoi servigi:
E dopo in altre facce, e seminando
Dovea gir sempre scandali e litigi.
Presa che di Terigi ebbe la forma,
Di quanto avesse a far tolse la norma.
25 Di sua mano le lettere si scrisse
Credenzïal, come dettògli Gano;
Che, con stupor vedendole, poi disse
Orlando e Carlo, ch’eran di sua mano.
Postovi il sigil sopra, dipartisse
Vertunno, e col signor di Mont’Albano,
Ch’era a campo a Morlante, ritrovòsse
Prima che giunto al fin quel giorno fosse.
26 Presso a Morlante avea Rinaldo, e sotto
Il vicin monte, avuto aspra battaglia;
Ed in essa lo esercito avea rotto
Delli nemici, e morto e messo a taglia.
Unuldo nella terra era ridotto,
E Rinaldo gli avea fatto serraglia,[3]
- ↑ «La seta che serve a ordire.» Così, colla Crusca, il Barotti e gli altri annotatori. È da raccomandarsi alla Crusca stessa l’esempio.
- ↑ Metonimicamente, d’uno in altro corpo; traslato consimile al seguente «scorza.»
- ↑ Non può trarsene la certezza del nome Serraglia al femminile, potendo essere il plurale eteroclito di Serraglio. Vedi gli esempi addotti dalla Crusca.