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canto terzo. 65

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Contra esso ancor), senza far più soggiorni,
Per me vi esorta a prender quel partito
Ch’egli ha di tôr di sè già statuito:

37 Che di quel mal che senza causa teme,
Facciate morir Carlo, come merta.
Prendete accordo con Unuldo, e insieme
Con lui venite a fargli guerra aperta:
Vegga se Gano, e se ’l suo iniquo seme,
Contra il valor e la possanza certa
Di Chiaramonte, e l’una e l’altra lancia
Tanto onorata, può difender Francia. —

38 E seguitò dicendogli, che Orlando
Prima favor occulto gli darebbe;
Poscia in ajuto alla scoperta, quando
Fosse il tempo, in persona gli verrebbe.
Rinaldo avea grand’ira, ed attizzando
Il fraudolente spirto, sì l’accrebbe,
Ch’allora allora pensò armar le schiere,
E levar contra Carlo le bandiere:

39 Poi differì fin che arrivasse il messo
Che alla pugna boemica il chiamasse,
E che sentisse comandarsi appresso,
Che in guardia altrui l’esercito lasciasse
Quel che Gano gli avea quivi commesso,
Vertunno a fin con diligenzia trasse:
Poi, con lettere nuove e nuovo aspetto,
Venne a Marsilia e fece un altro effetto.

40 D’Arriguccio s’avea presa la faccia.
Ch’era di Carlo un cavallare[1] antico:
Egli scrive le lettere, egli spaccia
Sè stesso, e chiude nella bolgia il plico:
L’insegna al petto e il corno al fianco allaccia,
E fu a Marsilia in men ch’io non lo dico;
E le dettate lettere da Gano
Pose a Ruggiero ed alla moglie in mano.

41 Alla sorella di Ruggier, Marfisa,


  1. Riponiamo qui noi primi questa parola, secondo l’intenzione del Barotti, non eseguita dal suo tipografo, che stampò pure cavaliero. La nota che il ferrarese illustratore avea fatta a questo luogo, è la seguente: «Cavallare, Corriere. Altre stampe hanno Cavaliere, nulla a proposito.» I raccoglitori di vocaboli ne acquisteranno la nuova desinenza Cavallare nelle veci di Cavallaro.

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