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canto terzo. | 67 |
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Chè penserà, che sol lo mandi Carlo
Per levargli l’esercito, e pigliarlo.
46 Consiglia che si lassi Balduino
A governar in Lombardia le squadre;
Il qual fratel d’Orlando era uterino,
Nato, come ho già detto, d’una madre;
Cortese cavaliero e paladino,
E degno a cui non fosse Gano padre.
Per consiglio del qual Carlo lo elesse
Che all’imperio fraterno succedesse.
47 Li diece eletti alla battaglia fôro
Carlo, Orlando, Rinaldo, Uggier, Dudone,
Aquilante, Grifone, il padre loro,
E con Turpino il genero d’Amone.
Fatta la elezïone di costoro,
Si spacciaro in diversa regïone
Prima gli avvisi, e poi quei che ordinati
In luogo fûr dei capitan chiamati.
48 Namo fu il primo, il qual, correndo in posta,
Insieme coll’avviso era venuto.
Già Rinaldo sua causa avea proposta,
E dimandato alla sua gente ajuto;
Che tanto in suo favor s’era disposta,
Che, dai maggiori al popolo minuto,
Tutti affatto volean prima morire,
Che Rinaldo lasciar così tradire.
49 Tra Rinaldo ed Unuldo già fatt’era
Accordo ed amicizia, ma coperta.
Allo arrivar del duca di Baviera,
Rinaldo, che la fraude avea per certa,
Di sdegno arse e di collera sì fiera,
Che tre volte la man pose a Fusberta,
Con voglia di chiavargliela[1] nel petto;
Pur (non so già perchè) gli ebbe rispetto.
50 Ma spesso nominandol traditore,
E Carlo ingrato, e minacciandol molto
Che lo faría impiccar in disonore
Di Carlo, lo raccolse con mal volto.
Namo, a cui poco noto era l’errore
In che Vertunno avea Rinaldo involto,
- ↑ Così legge il Barotti, spiegando, come ognuno sa fare, Conficcargliela.