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140 | la cassaria. |
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Furbo. Contro ribeccola.[1]
Lucramo.Tarda a tornar tanto che verisimile
Paja che sia stato al porto, e rapportami
Che ritrovato t’ha il nocchiero, e dettoti
Che la partita sua, che doveva essere
Domani, è differita, ed anco in dubbio;
Ma dimmelo ove le fanciulle m’odano.
Ecco c’ho fatto uscir di casa Erofilo,
E Caridor con esso lui. Mi debbono
Aver pur troppo udito, e forse vengono
Per accordarmi, chè meglio del solito
Ci denno aver il modo. Ma qui attendere
Non li vô nella strada, acciò non credano
Ch’io m’offerisca lor perchè mi parlino.
SCENA II.
CARIDORO, EROFILO.
Caridoro.Che faremo ora che siam chiari, Erofilo,
Della partita di costui? Parrebbeti
Ch’andassimo a trovarlo, e proponendogli
Varî partiti e migliori, e pregandolo
Quanto si può più pregar, e mostrandogli
E facendo toccar con mano l’utile
Suo, e quando siamo appresso per concludere,
Vedessimo di far che almen sì súbito
Non si partisse?
Erofilo. O Caridor, parrebbemi.
Che si provasse ogni cosa possibile
Per ritenerlo; ma s’io non comunico
La cosa prima con Volpino, e piglione
Il suo parer, non mi voglio risolvere.
Del qual non so ch’io creda o ch’io m’immagini,
Che tanto indugi a ritornar.
Caridoro. Se Fulcio
Non lo ritrova, almen non stesse a perdere
Tempo; ritornasse egli!
Erofilo. Non parlandogli
- ↑ Sono parole in gergo. Forse vuol far comprendere Lucramo, che quanto egli dice è per sollecitar l’amore nei giovani, e il Furbo gli risponde che ha capito. — (Molini.)