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atto secondo. — sc. iv. | 149 |
Di Volpino, nè men che le mie proprie;
E questa è la mia usanza, ed appartiemmisi
Procacciar sempre mai nuove amicizie.
Brusco.Se tua usanza è acquistar nuove amicizie,
E ti appartien, con tua fatica acquistale,
Nè voler dar a me e a gli altri incomodo,
Che non abbiamo simil desiderio.
Trappola.E che avevamo a far?
Brusco. Per li buoi mettere
Del fieno in nave, e per il nostro vivere
Fornirci delle cose che bisognano.
Trappola.Ci sarà tempo.
Volpino. Mi credevo, Trappola,
Che tu m’avessi ingannato.
Trappola. Rincrescemi,
Per dio, Volpin, ch’io t’abbia fatto credere
Il falso, ma non ci ebbi più avvertenzia.
Volpino.Tu vien’ su molta[1] gravità.
Trappola. Dovendomi
Oggi far uomo grave, è convenevole
Che ’l passo impari a far grave.
Volpino. Dovrestilo
Tu saper me’ d’ogn’altro, che sei solito
Spesso d’andar co’ ferri a’ piè, per meriti
Tuoi.
Trappola. Chi vi suol ir più di te? chè bestia
Non è di trotto sì duro, che apprendere
Non avesse dovuto un soave ambio,
Se ’l patron suo sì lungamente fattole
Portar le bolze avesse; come fattoli[2]
Ha portar a te il tuo.
Volpino. Vien dentro: lascia le
Ciance, chè non abbiam tempo da perdere.
- ↑ Le più moderne, cominciando dal Barrotti: Tu vieni in molta.
- ↑ A render più chiaro questo periodo di non molto pronta intelligenza, abbiamo creduto di far questa correzione, riferendo l’affisso a ferri; dove tutte le stampe hanno, senza possibile riferimento: fattole. Questi versi forniscono la spiegazione, ma non egualmente il modo di correggere il corrispondente passo della Commedia in prosa. Vedi a pag. 21.
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